OGGI IL VIA LIBERA DEL SENATO
(Public Policy) – Roma, 17 lug – Il decreto Imu-Cig è legge.
Il Senato lo ha approvato, dopo la Camera, senza modifiche:
245 voti favorevoli, 3 contrari e 16 astenuti.
IN PILLOLE
Stop alla doppia indennità anche per i viceministri che sono
parlamentari e per i “tecnici” del governo; più tempo per fissare
i criteri per la Cig in deroga; proroga dei contratti a tempo
delle maestri degli asili e delle scuole materne comunali fino a
luglio 2014; meno tetti per le anticipazioni di tesoreria
per i Comuni e estensione anche alle unioni di comuni.
DA IMU A CIG
Si tratta del decreto che stabilisce la sospensione della
rata di giugno dell’Imu sulla prima casa e l’impegno a fare
una riforma di Imu e Tares entro il 31 agosto di quest’anno;
il rifinanziamento per un miliardo della Cassa integrazione
in deroga; la proroga a fine 2013 dei contratti a termine
degli statali che sono scaduti e superano il limite dei 36
mesi comprensivi di proroghe e rinnovi; il divieto per i
componenti del governo di cumulare indennità di carica.
LAVORO RAPIDISSIMO
Il lavoro delle commissioni Lavoro e Finanze sia della
Camera che del Senato è stato rapidissimo e chirurgico,
quasi lampo, tanto da essere finito con un giorno d’anticipo
rispetto a quanto stabilito. Il decreto è approdato dalla
Camera al Senato il 26 giugno e l’11 luglio le commissioni
di Palazzo Madama lo hanno licenziato.
STOP DOPPIO STIPENDIO PER VICEMINISTRI E TECNICI
La modifica più sostanziosa che è stata apportata al testo
originario del dl dalla Camera (visto che il Senato non ha
apportato modifiche) riguarda il doppio stipendio dei
componenti dei governo. Già le commissioni Finanze e Lavoro
di Montecitorio avevano esteso il divieto di doppio
stipendio ai viceministri-parlamentari (e non solo a
premier, ministri e sottosegretari come stabilito
dall’originario decreto).
La proposta era contenuta in tre emendamenti identici di
Lega (primo firmatario Massimiliano Fedriga), Fdi (prima
firmataria Giorgia Meloni) e M5s (prima firmataria Fabiana
Dadone) ed era stata l’unica approvata dalle commissioni
giovedì scorso.
In aula alla Camera è stato poi approvato un emendamento, a
firma Elena Centemero del Pdl, che estende il divieto anche
ai componenti “tecnici” del governo, come peraltro già
chiesto dalla commissione Affari costituzionali e dalla
mozione di minoranza della Lega nord.
PROROGA CONTRATTI AL 2014 PER MAESTRE ASILI
L’altra modifica più sostanziosa è quella che prolunga al
31 luglio 2014 i contratti a tempo determinato delle maestre
che lavorano nelle materne e negli asili comunali. La
modifica è stata introdotta nel testo da un emendamento, a
firma Maria Coscia e Marialuisa Gnecchi del Pd, approvato
dall’aula della Camera.
L’emendamento stabilisce che “per assicurare il diritto
all’educazione, negli asili nidi e nelle scuole
dell’infanzia degli enti comunali, i contratti di lavoro a
tempo determinato del personale educativo e scolastico
possono essere prorogati o rinnovati fino al 31 luglio 2014
per i periodi strettamente necessari a garantire la
continuità del servizio e nei limiti delle risorse già
disponibili nel bilancio degli enti locali”.
COMUNI, NO TETTO PER RICORSO ALLE RISORSE TESORERIA
Alcune modifiche, apportate da Montecitorio, riguardano
anche il ricorso alle risorse della Tesoreria da parte dei
Comuni, per far fronte alle minori entrate derivanti dal
dalla sospensione dell’Imu per giugno.
Sono state inserite nel testo norme secondo cui: gli enti
locali che ricorrono all’anticipazione di tesoreria possono
utilizzare l’avanzo di amministrazione non vincolato in
deroga a quanto stabilito dalle leggi; per l’anno 2013 non
si applica il limite all’utilizzo dell’avanzo di
amministrazione non vincolato; la possibilità dell’anticipo
di tesoreria è estesa anche alle unioni di comuni “con
riferimento, in tutto o in parte e in alternativa al suo
utilizzo da parte del singolo comune, all’incremento di
anticipazione consentito e riconosciuto a ciascun Comune
componente dell’unione”.
CIG IN DEROGA, PIÙ TEMPO PER FISSARE I CRITERI
Sono stati poi modificati, sempre dalla Camera, i tempi per
stabilire i criteri di concessione degli ammortizzatori in
deroga alla normativa vigente, con particolare riguardo ai
termini di presentazione, a pena di decadenza, delle
relative domande, alle causali di concessione, ai limiti di
durata e reiterazione delle prestazioni anche in relazione
alla continuazione rispetto ad altre prestazioni di sostegno
del reddito, alle tipologie di datori di lavoro e lavoratori
beneficiari.
La versione originaria del decreto stabiliva che i criteri
dovessero essere stabiliti, con decreto del ministro del
Lavoro, di concerto con il ministro dell’Economia entro 30
giorni dall’entrata in vigore del decreto. La modifica
approvata dalla Camera stabilisce invece che il decreto
ministeriale debba arrivare entro 60 giorni dall’entrata in
vigore della legge di conversione del decreto e sentendo
anche il parere delle commissioni permanenti competenti.
PICCOLE MODIFICHE SU INDICAZIONI DELLA BILANCIO
Infine, i relatori del decreto alla Camera, Cesare Damiano
(Pd) e Daniele Capezzone (Pdl) hanno inserito, l’ultimo
giorno di discussione del testo nelle commissioni Finanze e
Lavoro, due piccole modifiche al testo su indicazione della
commissione Bilancio.
In una si specifica che tutte le decisioni in materia di
criteri di concessione della Cig non debbano portare “nuovi
o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Nell’altra si chiarisce che per gli effetti finanziari, in
termini di fabbisogno e di indebitamento, derivanti dal
rifinanziamento della Cig in deroga (pari a 57.635.541 euro
per il 2013) “si provvede mediante corrispondente utilizzo
delle minori spese e delle maggiori entrate recate” dal dl
Imu-Cig.
BOCCIATA ELIMINAZINE IMU SU CASA E PER TERREMOTATI
Il lavoro della Camera, così come quello successivo del
Senato, è stato appunto rapidissimo, tanto da sollevare le
lamentele di diversi deputati dell’opposizione, dal M5s alla
Lega, che è stato l’unico gruppo a presentare a Montecitorio
una propria mozione di minoranza.
D’altronde dei 166 emendamenti che erano stati presentati
alla Camera nelle commissioni Lavoro e Finanze ne sono
“sopravvissuti” solo 3. Il vulnus che ha guidato la
maggioranza, come ha più volte spiegato Cesare Damiano (Pd),
uno dei relatori al testo, è stato quello di “fare in fretta
e di non ammettere modifiche sostanziali” che verranno poi
rinviate a riforme specifiche.
Così è stato. E per fare presto la maggioranza ha bocciato
anche emendamenti “programmatici”, che fissavano ad esempio
dei paletti per la riforma futura dell’Imu. Pd, Pdl e Scelta
civica, quindi, si sono trovati a bocciare ad esempio
diversi emendamenti che chiedevano di programmare
l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa e sulle pertinenze;
alleggerirla alle imprese e sospenderla alle zone
terremotate dell’Emilia, della Lombardia e del
Veneto.(Public Policy)
VIC-RED