(Public Policy) Roma, 17 set – Riguardo al contenzioso tra
lo Stato e i concessionari dei giochi, pende in grado di
appello una condanna della Corte dei Conti nei confronti di
10 concessionari, pari a 2,475 miliardi di euro. Lo ha detto
il direttore dell’ufficio legale dell’Agenzia delle dogane e
dei monopoli Italo Volpe, parlando di una delle coperture
del dl Imu (appunto la risoluzione del contenzioso con i
concessionari dei giochi) in audizione nelle commissioni
Bilancio e Finanze della Camera.
Volpe racconta come ha avuto origine il contenzioso: “Nel
2002 una legge finanziaria avvia un processo generale di
ricognizione ed emersione delle attività di gioco attraverso
apparecchi di divertimento. Un processo di ricognizione del
flusso di gioco attraverso un raccordo telematico tra le
macchine e una centrale. Il processo sarebbe dovuto partire
nel 2004 ma era molto complicato ed ebbe la difficoltà di
avvio. Partì a rate”.
“A un certo punto la procura della Corte dei Conti inizia
a osservare questa fenomenologia sul ritardo temporale
sull’avvio del processo. I fatti che furono presi in considerazione
dalla Corte dei Conti iniziano nel 2005 e terminano nel 2008:
osservò che ci fu questo triennio di ritardo in cui la verifica
remota sul flusso di gioco non si sarebbe determinato”.
“Da un punto di vista di gettito erariale – continua Volpe
– comunque il legislatore era stato prudente e aveva
previsto che fintantoché non fosse decollato il controllo
analitico, gli apparecchi avrebbero assolto all’imposta su
un’aliquota forfettaria“.
“La Corte dei Conti – aggiunge Volpe – rilevò che l’amministrazione
non avrebbe effettuato un’attività essenziale, ovvero contestare ai
concessionari, a cui gli apparecchi facevano capo, questo
ritardo, computando delle penali contrattuali (previste)
nelle convenzioni accessive alle loro concessioni. La Corte
dei Conti quindi effettuò un calcolo di queste penali
operando da un punto di vista meccanico: moltiplicando le
penali per il numero degli apparecchi e per il numero di
giorni in cui non c’era stato il collegamento. All’epoca il
calcolo era pari a 98 miliardi di euro. L’Amministrazione a
quel punto prese l’iniziativa di formalizzare la
contestazione nei riguardi dei concessionari“.
“I provvedimenti che furono adottati dai Monopoli –
continua Volpe – vennero impugnati dai concessionari della
riscossione e con una serie di pronunce del Tar e del
Consiglio di Stato questi pronunciamenti furono annullati
per rilevata irragionevolezza dell’entità della sanzione.
Tuttavia l’Amministrazione rinnovò degli atti di sanzioni ma
con importi più bassi. Anche questi nuovi atti furono
impugnati dai concessionari e i Tar annullò gli atti perché
non risultava provato un danno all’erario”.
“Sul fronte della Corte dei Conti – conclude Volpe – si va
avanti e si arriva a una decisione nel 2012 con la quale si
condannano i concessionari a un risarcimento del danno
variando il parametro di computo della misura del danno:
condanna di 10 concessionari per un ammontare di 2,475
miliardi di euro. A fianco ai concessionari furono ritenuti
responsabili anche due funzionari dei Monopoli per un danno
dell’1% di questa somma abbattuta di una percentuale. Questa
decisione del 2012 è stata impugnata e pende in grado di
appello. Non ci attendiamo arrivi prima del prossimo anno”.
(Public Policy)
VIC