ROMA – (Public Policy) – “Il recente cambio di governo in Iran è per noi una grande opportunità da non perdere. Ricordate che il programma nucleare iraniano è iniziato con lo Shah, le armi sono considerate un feticcio, l’unico strumento che permette a una nazione con tanti problemi interni di sedersi al tavolo dei grandi”. Lo dice durante un’audizione in commissione Esteri alla Camera Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Cesi), aggiungendo: “È difficile spiegare agli iraniani perchè Israele o il Pakistan possano avere testate atomiche e loro no”.
“Gli iraniani sono disposti – aggiunge – a venire incontro a controlli profondi, a patto che gli accordi portino a una soluzione win-win. Altrimenti, se si cerca l’umiliazione dell’avversario, il rischio è che la politica del nuovo presidente Hassan Rouhani possa fallire e possano riprendere forza correnti diverse”. “Da una parte – precisa – c’è l’Iran sciita, e dall’altra il Qatar e l’Arabia Saudita sunniti. Ma qual è la loro (di questi ultimi due Paesi; Ndr) politica estera? È ambivalente, da un lato sono nostri alleati, dall’altro c’è la loro capacità di supportare, nel lunghissimo termine, il loro intendimento politico, la creazione di un ambito wahabita (corrente di pensiero islamista, nata nel ‘700; Ndr) che guardi ai sauditi come a una potenza di riferimento”. (Public Policy)
GAV