L’Italia ha addestrato combattenti poi passati all’Isis?

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ROMA (Public Policy) – “Non viene svolta, da parte di militari italiani, alcuna attività addestrativa nello Yemen e non si hanno elementi” relativamente “all’addestramento di combattenti da parte dell’Italia poi passati tra le fila dell’Isis“.

Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, rispondendo in 4a commissione al Senato a un’interrogazione del Movimento 5 stelle (primo firmatario Giovanni Endrizzi).

Nel testo dell’atto ispettivo i senatori M5s fanno riferimento a una puntata di “Report”, datata novembre 2015, dove venne trasmesso un reportage “avente ad oggetto il caso di alcuni soggetti italiani incaricati di addestrare milizie nel Corno d’Africa”.

Secondo le dichiarazioni di “un trafficante di armi italiano” il nostro Paese avrebbe “armato l’Isis a sua insaputa armando la Siria di Assad e addestrando le sue milizie che poi sono passate” allo Stato islamico.

In particolare, il trafficante ha fatto riferimento a un episodio che si sarebbe verificato nel mese di febbraio 2015, quando “i militari sotto la guida dei nostri servizi” avrebbero “addestrato nello Yemen un centinaio di combattenti arabi“.

Il sottosegretario, dopo aver negato qualsiasi attività addestrativa, ha quindi ricordato come il Consiglio dell’Unione europea abbia approvato, nel febbraio 2010, l’invio di una missione militare per contribuire all’addestramento delle forze di sicurezza somale, “denominata European Union Training Mission to contribute to the training of Somali National Security Forces (EUTM Somalia), prorogata lo scorso aprile, fino al 31 dicembre 2016, e comandata, dal febbraio 2014, da un ufficiale italiano”.

La missione, ha spiegato Rossi, “inizialmente schierata in Uganda a causa della situazione politica e di sicurezza sul territorio somalo, disponeva di un ufficio di collegamento a Nairobi (Kenya), una cellula di supporto a Bruxelles e un elemento per il mentoring, consulenza e addestramento a Mogadiscio.

La struttura è cambiata nei primi mesi del 2014, allorquando la missione venne trasferita a Mogadiscio assorbendo il comando per l’addestramento”.

L’EUTM, ha detto ancora Rossi, opera “in stretta collaborazione e coordinamento con altri attori internazionali, in particolare le Nazioni Unite e la missione dell’Unione africana in Somalia (AMISOM).

Dal 2010, la missione assicura quindi sia la formazione militare di base delle forze sicurezza somale, sia la formazione finalizzata alla leadership e la formazione specialistica, e fornisce consulenza strategica sullo sviluppo del settore della sicurezza, anche per quanto riguarda la gestione del personale, la pianificazione strategica e la legislazione relativa alla difesa”.

Nel contesto delle iniziative dirette dalla comunità internazionale, ha concluso l’esponente del governo, “si inserisce poi l’attività formativa nell’area del Corno d’Africa, per la quale l’Italia ha avviato, nel 2014, il progetto Miadit (Missione di addestramento italiana), finalizzato all’addestramento delle forze di polizia e condotta da personale dell’Arma dei carabinieri, nell’ambito di un accordo con la Somalia e Gibuti“. (Public Policy) GAV