L’Italia, gli sbarchi e la situazione in Ue: uno sguardo ai numeri

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di Daniel Gros e Mattia Di Salvo*

ROMA (Public Policy) – Il supporto ai movimenti populisti in Italia si basa in gran parte sul mantra “l’Europa ha lasciato sola l’Italia”. Ciò che frasi del genere esprimono è la sensazione che l’Italia riceva un numero eccessivo di migranti irregolari dalle operazioni di ricerca e soccorso (Sar – Search and rescue) condotte al largo delle coste libiche. Tale sensazione è comprensibile a guardare le foto di navi che giungono in Italia cariche di centinaia di migranti. Immagini del genere hanno guidato in qualche modo lo spettacolare rifiuto ad accogliere nei porti italiani le navi di alcune Ong.

Tuttavia, a uno sguardo più attento, i numeri rivelano che l’affermazione secondo la quale il fardello che l’Italia porta è eccessivo va presa con qualche cautela. Tutto dipende da se si guarda al numero di persone che attraversa i confini oppure al numero dei richiedenti asilo, e infine a quello di coloro i quali ottengono effettivamente protezione.

I politici italiani amano sottolineare che, dal 2014, il Paese ha sopportato più di 600.000 immigrati irregolari. Il numero è notevole, ma è pari ad appena l’1% della popolazione italiana. Ma è questo il metro giusto per stabilire se l’Italia è stata davvero lasciata sola? La figura 1 offre una panoramica dell’effettivo contributo Italiano in alcuni aspetti chiave del problema: è evidente che molto dipende da quali colonne si scelga di guardare.

La quota italiana di arrivi irregolari è in effetti sproporzionata: i 600.000 di cui sopra corrispondono al 22% del totale Ue, che dovrebbe essere visto in relazione alla quota italiana di popolazione totale nell’Unione, ossia circa l’11% (linea blu tratteggiata). L’Italia, inoltre, ha una quota molto alta – oltre il 30% – di persone registrate nel sistema EURODAC per aver attraversato il confine o per trovarsi illegalmente nel paese. Sono questi due dati a mostrare come l’Italia si trovi “in prima linea”.

Tuttavia, per quanto riguarda il numero di persone che chiedono e ottengono asilo, la quota italiana si riduce di molto. Tra i richiedenti asilo, il 10% circa del totale Ue ha presentato la prima richiesta in Italia – un numero inferiore alla quota italiana di popolazione. In termini di decisioni positive, la porzione italiana è ancora più bassa, solo il 7%, se si considerano le decisioni di prima istanza. Osservando il numero di quanti ottengono una decisione finale positiva in tal senso, l’Italia ha solo il 4% del totale europeo contro l’oltre 45% della Germania. Le posizioni italiana e tedesca somigliano perciò a una sorta di immagine speculare: da una parte in Italia si segnala un elevato numero di arrivi irregolari e di registrazioni, dall’altra in Germania sono numerose le richieste di asilo, protezione e di riconoscimento dello status di rifugiati.

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Affermare che l’Italia sia il Paese che accetta il maggior numero di rifugiati nell’Ue è perciò scorretto.

Infine, vale la pena chiedersi se il numero dei migranti irregolari arrivati finora abbia inciso su quello dei cittadini extra-Ue nel totale della popolazione. La figura 2 mostra il cambiamento, avvenuto tra 2014 e 2017, nella quota di cittadini extra-UE nella popolazione totale. La percentuale italiana è rimasta più o meno invariata, mentre Germania e Svezia hanno registrato un aumento superiore all’1%. Non sembra esserci rischio che l’Italia venga sovrastata dagli stranieri.

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(Public Policy) 

@LUISSopen

*testo pubblicato su Luiss Open. Gros è direttore del Centre for European Policy Studies (CEPS), Senior Fellow della LUISS School of European Political Economy e Member dell’Advisory Board del LUISS Center of Italian Mezzogiorno Studies; Di Salvo è ricercatore al CEPS nella Economic Policy Unit