ROMA (Public Policy) – Oltre 2,2 milioni di contratti a tutele crescenti, una variazione netta (le cessazioni sottratte dalle attivazioni) alla voce contratti a tempo indeterminato vicino alle 917mila unità, 115milioni di voucher venduti. Sono alcuni dei numeri contenuti nel primo Quaderno di monitoraggio sui contratti di lavoro dopo il Jobs act pubblicato dal ministero del Lavoro. Questi i dati principali.
LE ‘PRINCIPALI EVIDENZE’ – La “marcata ripresa dell’occupazione dipendente, e in particolare, la robusta crescita del lavoro a tempo indeterminato” è, secondo il ministero del Lavoro, “il fenomeno prevalente del 2015”. Una dinamica “indubbiamente favorita anche dagli sgravi contributivi e dalle agevolazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità per il 2015”. A fronte di questo, c’è da registrare la riduzione del numero di lavoratori autonomi.
La crescita occupazionale (+0,8%), riporta il quaderno, è stata in linea con quella del pil, mentre il tasso di disoccupazione è sceso dal 12,3 % del dicembre 2014 all’11,6 % del dicembre 2015. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione giovanile è sceso di oltre 2 punti percentuali, passando dal 40,9% al 38,6%. A fine anno, il tasso di occupazione si è attestato al 56,5%. Dati positivi che “evidenziano una contrazione” nel primo trimestre del 2016, “principalmente” per la transizione dal regime di piena a quello di parziale decontribuzione. Tra quelle che giudica, “principali evidenze”, il ministero sottolinea l’attivazione di 2,2 milioni di contratti a tutele crescenti, la tipologia che il Jobs act ha previsto al posto di quello a tempo indeterminato tradizionale.
IL CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO – Nel 2015 le assunzioni a tempo indeterminato sono state oltre 2 milioni a fronte di 1,7 milioni di cessazioni. Comprendendo anche le trasformazioni, nel 2015 il saldo è stato positivo per 916mila unità. Un flusso “che si è decisamente contratto” nel primo trimestre 2016. Le attivazioni sono state 324 mila, mentre le cessazioni 377 mila. Il saldo (+51mila) è positivo solo grazie alle trasformazioni. Il motivo, come già spiegato, è da cercare nel taglio del beneficio contributivo intervenuto con l’ultima legge di Stabilità.
MENO COLLABORAZIONI Il 2015 è stato poi caratterizzato dalla “sensibile contrazione” al ricorso alle collaborazioni coordinate e continuative. Nel 2015 si è registrato un talgio di 168mila co.co.co. Anche in questo caso la dinamica sembra essersi arrestata nel 2016, quando nei primi tre mesi si registra un saldo positivo tra attivazioni e cessazioni pari a quasi 39mila unità. Anche se, sottolinea il ministero, “i flussi in entrata sono inferiori a quelli registrati nel primo trimestre del 2014 e nel primo trimestre del 2015”. MENO
LICENZIAMENTI, PIÙ DIMISSIONI – Nel 2015 il ministero registra “una tendenza alla riduzione dei licenziamenti promossi dal datore di lavoro, mentre più sostenuta è apparsa la dinamica delle dimissioni rese dai lavoratori”. In particolare, i licenziamenti passano tra il 2014 e il 2015 da quasi 715mila a 652mila, mentre le dimissioni volontarie crescono da 804.099 a 915.578. Occorre ricordare che il Jobs act ha modificato la disciplina sui licenziamenti, ritoccando l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
BOOM VOUCHER – Nel 2015 sono stati venduti oltre 115 milioni di voucher, il 66% in più rispetto al 2014. Una dinamica di crescita che, sottolinea il ministero, non si registra solo nell’ultimo anno. Dai poco meno di 10 milioni di voucher venduti nel 2010 si è passati ai 115 del 2015, con un “significativo impulso” alla diffusione dato dalla riforma Fornero. Occorre considerare, sottolinea il dicastero, che dal 2013 in poi il numero di buoni venduti cresce a ritmi superiori al 65% annuo.
JOBS ACT “SVOLTA IMPORTANTE” – “Dati alla mano, possiamo senza dubbio affermare che i poco più di due anni trascorsi dall’insediamento del governo Renzi hanno rappresentato una svolta importante per il mercato del lavoro italiano”, scrive il ministro Poletti nell’introduzione. Il ministro poi guarda avanti: “la sfida principale che abbiamo ora davanti è quella di costruire un sistema di politiche attive nel quale la valutazione di efficacia sia il faro per capire quali strategie e quali strumenti possano rappresentare il miglior veicolo di rapido inserimento e reinserimento delle persone nel mondo del lavoro”. (Public Policy) FRA