di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – La prima manifestazione di piazza contro il Governo di Elly Schlein – sabato scorso a Roma, in piazza del Popolo – ha funzionato, almeno per il numero di presenze. 50mila persone, dicevano le cronache politiche. Attirate dalla piattaforma della manifestazione “contro le destre” in cui, come al solito, c’è finito dentro un po’ di tutto. Dalla sanità alla riforma costituzionale. La segretaria del Pd ha ormai un copione rodato, basta sentirla una volta in pubblico; è una lunga elencazione di tutto quello che Giorgia Meloni non fa di buono e di tutto quello che Giorgia Meloni fa di terribile. Il che non è sufficiente a costruire una linea politica alternativa, perché limitarsi a individuare le eventuali manchevolezze dell’avversario non si traduce in programma politico. Ma forse è quel che basta alla segretaria per arrivare alle elezioni europee. Poi si vedrà.
L’importante, per Schlein, era sopravvivere al dibattito interno post-congressuale, al tentativo della minoranza di ritrovare sé stessa dopo le primarie perdute, al logoramento delle correnti (anche quelle favorevoli alla sua segreteria). La calma apparente dei democratici, dove per una volta il silenzio regna sovrano (prima regola del Pd: non si parla del Pd; seconda regola del Pd: non dovete parlare mai del Pd), testimonia che Schlein ha ottenuto non la tregua ma l’anestetizzazione del dibattito pubblico. Di guerra, al massimo, parlano lei e il responsabile Esteri del Pd Peppe Provenzano. Di riforme parla la segretaria, stop. La segreteria del Pd ha trasformato la cacofonia delle voci in un silenzio d’attesa. Stanno per arrivare le Europee e nessuno vuole correre il rischio di trovarsi al posto sbagliato (fuori dalle liste o poco sostenuto dalla ditta), per questo è tutto così ovattato. Non c’è più un’intervista al giorno di parlamentari e leader di corrente per dire che è tutto sbagliato, tutto da rifare.
Chissà che cosa arriverà al pubblico a casa di tutte queste elencazioni. I sondaggi dicono che il Pd è sempre sotto il venti per cento. Magari alle Europee le cose saranno diverse. Sempre che Giuseppe Conte, presidente del M5s, non individui di nuovo la formula giusta per attirare l’elettorato progressista. Il capo dei 5 stelle sabato è andato in piazza, per ricambiare la cortesia del Pd: “Io sono per il campo giusto e non per il campo largo”, ha detto Conte: “Siamo oggi qui per confermare il dialogo che abbiamo già avviato col Pd e per confermare tutto il nostro dissenso, forte, alle politiche del governo, a partire dalla manovra, che è una sciagura per il paese, nulla di nulla, solo mortificazioni”. È magnanimo, l’ex presidente del Consiglio che cerca di farsi federatore fortissimo di tutti i progressisti, ancorché altalenante: il giorno prima spiega perché il Pd è in preda al “furore bellicista”, ma il giorno dopo è disponibile all’alleanza a Foggia. Dipende dalle situazioni, insomma. È un’intesa variabile, cangiante.
A un certo punto però, nei prossimi mesi, la campagna elettorale per le Europee si farà più feroce e lì si valuteranno i rapporti di forza fra Pd e M5s. Anche riguardo alla riforma presidenziale, duramente contestata da Schlein sabato scorso con toni emergenziali: “Giorgia Meloni non vuole governare ma comandare, la destra ha sempre sognato di smantellare la Repubblica parlamentare per l’uomo solo al comando, ma la storia di questo Paese ha dato e non è andata bene”. Conte, sul punto, è critico ma dalla maggioranza fanno notare che nelle sue interviste cerca sempre un punto di contatto con il Governo. Mentre il Pd non vuole aver nulla a che fare con la maggioranza di Governo, colpevole di voler stravolgere la Costituzione, il leader del M5S spiega di voler parlamentarizzare il confronto e la discussione. “Confido che il governo non insisterà e vorrà far tesoro di tutti questi rilievi durante il confronto parlamentare per trovare insieme una riforma che possa rendere più funzionale il nostro sistema di governo senza stravolgerlo”, ha detto in un’intervista a Repubblica. D’altronde lo stesso Conte, da presidente del Consiglio, ha perso per due volte di fila il sostegno di una forza politica e quindi potrebbe apprezzare una revisione costituzionale volta, almeno in teoria, a stabilizzare il Governo. (Public Policy)
@davidallegranti
(foto: Facebook – pagina ufficiale del Partito democratico)