(Public Policy) – Roma, 10 gen – (di Gaetano Veninata) “Il
problema della produttività nelle aziende si affronta
risolvendo il problema della produttività del sistema:
l’idea che alle soglie delle stampanti tridimensionali la
produttività si faccia solo aumentando la fatica è
ottocentesca”.
Giorgio Airaudo, torinese classe 1960, sindacalista Fiom
per 23 anni, responsabile auto delle tute blu Cgil negli
anni di Sergio Marchionne, ha scelto Sel, e Nichi Vendola,
per provare a entrare in Parlamento (è capolista alla Camera
in Piemonte).
D. QUALI SONO LE RAGIONI DELLA SUA CANDIDATURA E PERCHÈ CON
NICHI VENDOLA?
R. Me l’ha proposto Sel, uno dei soggetti che abbiamo
incontrato al fianco dei lavoratori in questi anni, insieme
ad altri. Mi è stata proposta una candidatura indipendente,
altrimenti non avrei accettato. E poi Nichi Vendola è un
soggetto che è stato sempre presente: a Mirafiori, a
Pomigliano, a Melfi (zone ‘calde’ delle vertenze Fiat-Fiom;
Ndr). Inoltre Sel offre uno spazio non solo al sottoscritto,
ma anche a un lavoratore come Giovanni Barozzino (operaio
Fiat di Melfi) licenziato ingiustamente, discriminato
secondo i tribunali di questa Repubblica e non riassunto
nonostante abbia vinto in tribunale e pagato per restare
fuori dalla fabbrica.
Aggiungo che se anche altri partiti del centrosinistra
propongono dei lavoratori fanno bene, perchè il lavoro deve
ritornare fisicamente nel Parlamento, non solo con i
professori o gli uomini di impresa, ma attraverso gli uomini
e le donne che lavorano e che stanno dalla parte dei
lavoratori.
D. AL SENATO SI RISCHIA LO STALLO. ANCHE VOI DI SEL, COME
GIÀ FANNO ALCUNI ESPONENTI DEL PD, APRIRETE A UN’ALLEANZA
CON I MONTIANI?
R. Noi stiamo andando al voto con una pessima legge
elettorale che doveva essere cambiata. È fatta apposta per
sabotare chi vince, è orrenda, solo in parte attenuata dalle
primarie del centrosinistra. Bisogna costruire
l’autosufficienza della maggioranza, bisogna batterli (i
montiani; Ndr) alla Camera e al Senato.
La dialettica, positiva
perchè tende verso un governo dei problemi, mi sembra già
sufficientemente ampia all’interno del centrosinistra, ci
sono tante cose da discutere. Pensare di doverla piegare a
incursioni di minoranze capaci di bloccare ma non di
costruire, andrebbe impedito. Non basta dunque vincere,
bisogna vincere bene.
D. RIFORMA FORNERO. CHE FARE? L’EX MINISTRO DAMIANO HA
DETTO: ‘CORREGGEREMO SOLO GLI ERRORI FONDAMENTALI’.
R. Penso che bisognerà discutere. Ci sono dei
provvedimenti, come quello Fornero, sbagliati nei confronti
di questa crisi. Due esempi: noi avremo molte aziende che
finiranno gli ammortizzatori entro luglio, da nord a sud di
questo Paese. Entrando in vigore l’Aspi (Assicurazione
sociale per l’impiego, un sussidio pensato dal ministro
Fornero che – da inizio 2013 – sostituisce gradualmente gli
assegni di mobilità e parzialmente anche la cassa
integrazione straordinaria; Ndr) si restringono gli
ammortizzatori, cosa di cui non abbiamo assolutamente
bisogno, anzi. Bisognerà allora rinviare la partenza di
quella riforma per garantire reddito e rapporto di lavoro a
persone che altrimenti rischiano di essere licenziate senza
reddito e senza rapporto di lavoro.
Secondo: ci sono licenziamenti per “giustificato motivo
economico” che in alcune zone del Paese, ad esempio nella
mia città, Torino, hanno creato licenziamenti in aziende che
non hanno fatto nemmeno un giorno di cassa integrazione, che
facevano gli straordinari e improvvisamente hanno usato
quella falla che è stata aperta nel diritto per fare
licenziamenti ad personam.
Il Pd ha detto che si verificherà pragmaticamente? Bene, io
sono per portare i dati. Se c’è una legge che invece di
portare lavoro lo distrugge anche dove non c’è la crisi,
bisognerà correggerla, o no? In più non si può dimenticare
che sono state depositate (ieri in Cassazione, da Idv, Fiom,
Sel e Fds; Ndr) mezzo milione di firme per l’abrogazione
delle modifiche all’articolo 18 fatte dal Governo tecnico.
Ora, c’è una coalizione che non si candida a governare
insieme con gli altri, si chiama Bene Comune e mette al
centro il lavoro. Sarebbe grave che si iniziasse non
ascoltando il desiderio di correzione di mezzo milione di
italiani.
D. BERSANI HA DETTO CHE SE SI VUOLE MAGGIORE PRODUTTIVITA
BISOGNA PRIMA RISOLVERE IL PROBLEMA PRINCIPALE, CHE È QUELLO
DELLA RAPPRESENTANZA.
R. La legge sulla rappresentanza è una legge che manca da
troppo tempo, manca un’applicazione della Costituzione più
che mai urgente soprattutto in una fase di crisi, però
dobbiamo essere chiari: io penso a una legge dove votano i
lavoratori.
Perchè il problema è restituire il diritto di voto ai
lavoratori sulle proprie piattaforme e sui propri contratti.
Una cosa che – in una fase di crisi – è assolutamente
importante, è uno strumento di partecipazione e coesione
sociale che non lascia le persone da sole e li coinvolge
nelle decisioni.
D. E IL PROBLEMA DELLA PRODUTTIVITÀ?
R. Si affronta innanzitutto con la produttività del
sistema. Un Paese in cui tutti pagano le tasse, in cui la
corruzione viene azzerata, si affronta il problema del costo
energetico, in cui si discute dell’organizzazione del
trasporto merci e della sua logistica è un Paese più
produttivo. L’idea che alle soglie delle stampanti
tridimensionali o delle autostrade informatiche veloci, noi
pensiamo che la produttività si faccia solo aumentando la
fatica, la prestazione e la disponibilità dell’orario di
lavoro per ogni singolo lavoratore, è un’idea ottocentesca,
sbagliata, improduttiva.
Quindi, se si vuole affrontare il tema della produttività
partendo non dalle persone ma da ciò che mette in condizioni
di lavorare meglio, l’aumentiamo sicuramente, discutendo
anche di innovazione del prodotto e contributo privato agli
investimenti.
D. COSTO DEL LAVORO. È TROPPO ALTO, VA BENE, NON È QUELLO
IL PROBLEMA. LA SUA OPINIONE?
R. Io penso che non esista un problema di costo del lavoro.
Nell’automobile il costo del lavoro umano per unità di
prodotto non supera l’8%. Quindi il problema non è il costo
del lavoro, il problema è che sono bassi i salari, il
problema è che il lavoro dipendente paga tutte le tasse e
tutti i servizi pubblici insieme ai pensionati. Cioè c’è un
problema di progressività sociale da ricostruire, c’è un
problema di lotta all’evasione, e di tassazione troppo alta
sul lavoro e sulle imprese produttive. Ma si combatte
solamente con un nuovo patto fiscale con i cittadini e con
una lotta all’evasione vera, radicale e continuativa.
D. IL CENTROSINISTRA RIUSCIRÀ DUNQUE A TROVARE UNA SINTESI
TRA L’EX FIOM AIRAUDO E L’EX CONFINDUSTRIA GALLI?
R. Il problema sarà trovare una sintesi che sia utile ai
cittadini di questo Paese innanzitutto per i lavoratori ma
anche per gli imprenditori. Galli è un professore, che ha
lavorato a Confindustria, un’associazione che ha problemi di
rappresentanza superiori a quelli del sindacato, una crisi
di cui si parla poco. Penso che Galli potrà esercitarsi con
me nel dubbio, e convincersi di cose che quando faceva il dg
non poteva fare per questioni di ruolo. (Public Policy)
GAV