Cosa prevede la proposta della Lega sul tetto al contante

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di Viola Contursi

ROMA (Public Policy) – Aumentare, a partire dal 1° gennaio 2023, il tetto all’uso del contante da mille euro (che scatterebbe appunto dal 1° gennaio) a 10mila euro. Questa la principale proposta contenuta nella pdl di Alberto Bagnai (Lega), depositata alla Camera e di cui Public Policy ha preso visione.

Ma la pdl non si ferma qui. Propone infatti, sempre dal 1° gennaio 2023, di aumentare il tetto alla soglia dei money transfer (rimessa in denaro) a 3mila euro e per la negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta (cambio valuta) a 5mila euro.

Per quanto riguarda il tetto all’uso del contante, la pdl precisa che il limite di 10mila euro si riferisce anche ai trasferimenti effettuati con più pagamenti, inferiori alla soglia, che appaiono artificiosamente frazionati.

Come ricorda lo stesso Bagnai nella premessa della pdl, secondo il testo visionato da Public Policy, “il limite era stato portato a mille euro dal Governo Monti a decorrere dal 6 dicembre 2011 con l’art. 12 del decreto Salvaitalia, per essere poi innalzato a tremila euro dal Governo Renzi con la legge di Stabilità 2016. Era quindi intervenuto il decreto fiscale 2020, che all’art. 18 disponeva un limite a duemila euro a decorrere dal 1° luglio 2020 e a mille euro a decorrere dal 1° gennaio 2022. Su questa ultima disposizione era a sua volta intervenuto un emendamento al decreto legge n. 228/2021, convertito con modificazioni dalla Legge n. 15 del 25 febbraio 2022, che ha posticipato al 1° gennaio 2023 l’entrata in vigore del limite a mille euro, determinando il quadro attuale, in cui è ancora vigente il limite a duemila euro”.

L’adozione di un vincolo così restrittivo rispetto al dettato normativo di matrice europea – si legge ancora nella premessa di Bagnai – viene motivata con l’esigenza di contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, sia l’analisi sincronica del quadro europeo, che mostra livelli di evasione più bassi in Paesi in cui il limite al contante non vige (quali Austria, Finlandia, Germania. Olanda, ecc.) o è notevolmente più alto di quello italiano (Croazia, Lettonia, ecc.), sia l’analisi diacronica della situazione italiana, che non ha mostrato significativi recuperi di evasione in seguito all’adozione di vincoli più restrittivi, né incrementi della stessa in 3 seguito all’allentamento dei vincoli, smentiscono questa ratio legis”.

“Del resto – va avanti Bagnai – lo stesso ministro Padoan rilevò, nel question time del 28 ottobre 2015 alla Camera, che fra restrizioni al contante e recupero dell’evasione fiscale non era possibile stabilire correlazioni solide. Viceversa, è di tutta evidenza che un vincolo così sproporzionato e ingiustificato incide su altri fatti giuridici o meritevoli di tutela giuridica, fra cui lo status dell’euro quale moneta a corso legale, il diritto all’inclusione finanziaria, in particolare quella delle fasce più fragili della popolazione, e il diritto di accesso a un’infrastruttura di pagamenti resiliente e a costo zero, in particolare in un periodo in cui le infrastrutture informatiche hanno ripetutamente dimostrato di essere permeabili ad attacchi hacker, in assenza di un livello adeguato di istruzione informatica della popolazione, e la crisi energetica ci prospetta come non rara l’eventualità di black-out”. (Public Policy)

@VioC