Le Europee, i sovranisti e le tensioni della destra-centro

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Le prossime elezioni europee ridisegneranno il volto dell’Unione europea? È quel che sperano i sovranisti, di casa nostra e non solo. La campagna elettorale appena avviata sta salendo di tono e forse è inevitabile. Durante la recente convention di Matteo Salvini a Firenze, i partiti di estrema destra hanno attaccato i vertici politici dell’Unione. Burocrati, tecnocrati, lontani dal popolo e dalle sue istanze più concrete. E via così. 

A Firenze c’erano “donne e uomini che sconfiggeranno un gigante che il primo nemico dell’Europa è che è la realtà burocratica massonica. Noi del Golia Soros, che distrugge le nostre civiltà, non abbiamo nessuna paura”, ha detto il capo della Lega, paragonandosi al Davide biblico insieme agli altri sovranisti in lotta contro il solito George Soros. Nei giorni successivi alla convention, durante la quale sono volate anche bordate contro Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, Salvini ha cercato di precisare che non esiste un problema per il Governo italiano, e che il destra-centro può essere la patria dell’armonia. La realtà però supera la retorica. 

Il destra-centro è spalmato su tre gruppi diversi. La Lega fa parte di Identità e Democrazia, Fratelli d’Italia del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, Forza Italia del Partito Popolare Europeo. In più di una circostanza, Tajani ha detto di non voler avere niente a che fare con Alternative für Deutschland, l’estrema destra tedesca guidata da Tino Chrupalla e Alice Weidel. “Salvini è un alleato e può esserlo anche in Europa, ma noi non faremo mai un’alleanza con Afd e con la signora Le Pen. Questo è noto e non ha nulla a che vedere con l’Italia e con il Governo. Nessun inciucio, ma dobbiamo dare stabilità all’Europa ed essere realisti”, ha detto il ministro degli Esteri. Non c’è tuttavia alcuna possibilità che il capo della Lega rompa proprio con i suoi alleati sovranisti, quindi l’alleanza fra forzisti e leghisti in Europa è una pura fantasia. Per Salvini i sovranisti sono l’unico appiglio che ha per contare qualcosa nel dibattito pubblico, in questo momento, dopo i fasti della stagione 2018-2019.

Domanda: ma tutti nella Lega sono d’accordo? Pare di no. Un’intervista dei giorni scorsi del presidente della Regione Veneto Luca Zaia alla Stampa conteneva molti spunti interessanti per capire che persino nella Lega, l’ultimo partito leninista rimasto in Italia, c’è un dibattito in corso. “Penso che un giorno realizzeremo gli Stati Uniti d’Europa”, ha detto Zaia, mentre tra quelli di Identità e Democrazia si cerca la difesa del proprio particulare, per dirla con Guicciardini. Intendiamoci, anche il presidente della Regione Veneto è critico nei confronti dell’attuale Unione, ma c’è modo e modo di dire le cose (e si ha anche l’impressione che anche la sostanza sia diversa): “Quella che vediamo è ancora in mano ai tecnocrati, non si parla nemmeno la stessa lingua… Che invece parlano i burocrati. È un’Europa che ha lasciato sola l’Italia con l’esodo biblico delle migrazioni, che vede i confini violati del nostro Paese. Non come suoi confini italiani ma solo italiani. Certo, nessuno ha la bacchetta magica, ma l’Europa che vogliamo non può essere concepita così”. 

D’altronde, l’Europa è “il mercato più interessante e ricco che ci sia al mondo con 450 milioni di abitanti, cui nessuno può rinunciare. E quando va male l’economia in Europa, va male nel mondo”. Quanto a certi estremismi che si aggirano come fantasmi per le nostre capitali, Zaia è stato molto netto: “Fascismo e nazismo non sono nemmeno considerati in un contesto democratico come il nostro, sono temi che non dovrebbero esistere per nessuno”.

Quanto potrà durare questa sotterranea tensione dentro la Lega e quanta pazienza avranno ancora Zaia, Massimiliano Fedriga (presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia) e Giancarlo Giorgetti (ministro dell’Economia), espressione di una Lega di Governo che non si ritrova molto con la Lega di lotta? Le risposte a questi interrogativi arriveranno solo dopo le Europee e molto dipenderà dal risultato della Lega, che sarà senz’altro nettamente diverso dal 34 per cento di 5 anni fa. La tensione comunque è destinata a durare in tutto il destra-centro, non solo nella Lega, come dimostra la vicenda del Mes. 

Forza Italia è per il sì al Meccanismo europeo di stabilità, Fratelli d’Italia era contrario ma da quando è al Governo le cose sono molto cambiate. Gli unici a dire no, soltanto no, sono Salvini, accompagnato dagli economisti no-euro che da sempre oppongono resistenza. Anche qui, la Lega di Governo è pronta a discuterne, ma la Lega di lotta no. “Il Mes non è nelle mie mani, è nelle mani della Camera, decide la Camera dei deputati. Il 14 dicembre andiamo con la conferenza dei capigruppo per fissare la discussione”, ha detto Giorgetti. “Penso proprio che il 14 dicembre non discuteremo di Mes. Le spiego perché: il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima”, ha replicato il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari. Comunque, “la posizione della Lega è nota, pensiamo sia uno strumento superato ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito”. E se, sul Mes, Giorgia Meloni non fosse più d’accordo con la Lega? (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)