ROMA (Public Policy) – Il decreto Coesione, approvato la scorsa settimana in Cdm, dovrebbe essere assegnato alla commissione Bilancio del Senato. Un po’ come avvenuto per il dl Pnrr, anche questa volta particolare centralità assumono le norme sul lavoro.
A cominciare dai tre bonus messi a punto dal Governo con i quali si prevedono sgravi contributivi del 100% per i datori di lavoro che, dal 1° luglio 2024 al 31 dicembre 2025, assumono a tempo indeterminato giovani under 35 e donne. In questi casi, il bonus è riconosciuto per massimo 24 mesi: si arriva fino a 500 euro mensili per l’assunzione di giovani e fino a 666 euro per l’assunzione di donne.
Ma, come accennato, c’è anche un terzo bonus: si tratta del bonus Zes riconosciuto per due anni e nel limite massimo di 650 euro su base mensile. La misura – al via da settembre e non più da luglio come previsto nella prima bozza circolata – è pensata per i datori di lavoro privati che assumono lavoratori che abbiano compiuto 35 anni in Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.
L’obiettivo – si legge nel testo – è quello di “favorire la parità di opportunità nel mercato del lavoro per le lavoratrici svantaggiate, anche nell’ambito della Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno”.
Accanto a questi interventi, ci sono anche misure per sostenere l’autoimpiego. Si tratta di tre disposizioni con le quali si intende favorire iniziative imprenditoriali da parte di giovani under 35 attraverso finanziamenti e incentivi per l’avvio di un’attività.
Una prima misura (autoimpiego Centro nord) riconosce un voucher di 30mila euro per l’avvio dell’impresa. L’ammontare dell’aiuto sale a 40 mila euro per l’intervento ‘Investire al Sud 2.0’ riservato al Mezzogiorno.
Una terza misura, infine, è riservata agli under 35 (disoccupati, inattivi o inoccupati) che, entro il 31 dicembre 2025, avviano sul territorio nazionale un’attività imprenditoriale nell’ambito dei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione al digitale ed ecologica. (Public Policy) GPA