di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Le scorie del caso Donzelli-Delmastro sono destinate a restare. Anche nel Governo. Gli alleati di Fratelli d’Italia evitano di infierire ma si percepisce una certa irritazione soprattutto dentro Forza Italia. Alcune sortite, ben mirate, nel fine settimana, dei vertici berlusconiani, lo testimoniano. “La gente non capisce, mentre vorrebbe vederci lavorare per mantenere gli impegni”, ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato Licia Ronzulli in un’intervista a Repubblica: “Bene, rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare sulle cose concrete. Si è perso anche troppo tempo. Questa contrapposizione tra maggioranza e opposizione su questi temi, lo ripeto, è sbagliata, perché apre una falla, ci rende aggredibili. Un Paese che si divide sulla legalità è un Paese fragile”.
Lo stesso Silvio Berlusconi ha spiegato, a Zona bianca, che Forza Italia (a differenza di altri) non ha fatto niente per turbare gli equilibri della maggioranza. “Bisogna continuare a promuovere questa unità e non prestare in alcun modo il fianco a chi ci vuole dividere. Questo è stato l’atteggiamento che abbiamo tenuto sul caso di Alfredo Cospito. Forza Italia si è tenuta ben alla larga da ogni forma di polemica”. C’è stato poi l’intervento del ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, alla kermesse del centrodestra a Roma a favore del candidato Francesco Rocca, fortemente voluto da Meloni, alle elezioni regionali di febbraio. “L’invito ad abbassare i toni deve essere accolto da tutti. Noi di Forza Italia non abbiamo mai alzato i toni. Lavoriamo per l’unità del governo e per dare risposte concrete. Dobbiamo preoccuparci di questo”. Il clima è tutt’altro che sereno, come dimostra l’intervento di Giorgia Meloni a Stasera Italia, su Rete4: “Bisogna fare attenzione… Ho sentito dire che il Governo sta eccitando la piazza. Ma il governo non ha fatto niente. Subiamo continue minacce allo Stato e la domanda è se il governo sta eccitando la piazza? C’è gente che sfida lo Stato: o si fa come diciamo noi o mettiamo le macchine a fuoco. C’è gente che chiede che l’Italia non applichi il carcere duro per mafiosi e terroristi, e la domanda è se il governo eccita la piazza? Io rimango allibita”.
Non sono importanti i contenuti politico-giuridici espressi da Meloni, quanto la modalità di comunicazione. La presidente del Consiglio sfugge alle conferenze stampa, ma interviene in stile berlusconiano in diretta tv per rettificare le informazioni. Si è, come alcuni suoi predecessori, innamorata delle comunicazioni online, come dimostrano i suoi video-appunti digitali, che le consentono di dribblare le domande dei cronisti. È, questa, probabilmente una forma di manipolazione. D’altronde in un soliloquio online tutto può essere facilmente trasmesso al pubblico senza contraddittorio. Da questo punto di vista, la pur diversa Meloni mostra una certa continuità con il passato e con certe derive unidirezionali di comunicazione. Può senz’altro servire a “massaggiare” meglio il messaggio nei confronti della pubblica opinione, ma gli alleati – come visto – sono un’altra cosa.
In fondo abbiamo parlato di Forza Italia solo perché Matteo Salvini non si è allargato troppo in questi giorni, sul 41-bis e sul caso Donzelli-Delmastro. A dilungarsi sono state invece le opposizioni, a partire dal Pd, che strumentalmente sembra usare il caso Cospito per per attaccare il governo. Viene da chiedersi tuttavia quanto interesse ci sia da parte del Pd ad affrontare seriamente il 41-bis, che prescinde dalla vicenda Cospito.
“È sbagliato anteporre il dibattito politico circa l’abolizione del 41-bis, da ritenere ancora indispensabile purché emergenziale e temporaneo (come recita la stessa rubrica dell’articolo), alla necessità di tutelare il detenuto da ogni forma di aggressione, anche autoinferta”, ha detto Marcello Bortolato, presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, in un’intervista ad Avvenire: “La posizione di protezione dello Stato non contempla un diritto a morire e non esclude, a mio giudizio, interventi coattivi pur nel rispetto della dignità umana. Ove la dissuasione tramite il dialogo e il sostegno non soccorrano, ritengo si possa attuare finanche un’alimentazione forzata. Dal lato umano penso che qualunque detenuto che attui uno sciopero della fame riveli in realtà il desiderio di vivere piuttosto che di morire”. Domanda: chi va a trovare Cospito in carcere, come il Pd, è disponibile a ragionare di 41-bis nei termini in cui la mette Bortolato, cioè per tutti i detenuti?
@davidallegranti
(foto Daniela Sala / Public Policy)