(Public Policy) – Roma, 16 nov – È stato pubblicato oggi in
Gazzetta ufficiale il regolamento di attuazione del rating
di legalità contenuto nel decreto concorrenza sviluppo e
infrastrutture, licenziato dal Governo a gennaio (n.1/2012).
La misura non è ancora operativa lo sarà entro fine anno, fa
sapere l’Antitrust.
Il regolamento è stato varato dal Garante per la
concorrenza e il mercato mercoledì e ha avuto il parere
favorevole dei ministeri degli Interni e di Giustizia.
Consente alle imprese che ne facciano richiesta di vedersi
assegnati un punteggio di legalità (da un minimo di una
stella a un massimo di tre) sulla base delle dichiarazioni
verificate dai controlli incrociati della pubblica
amministrazione.
COME SI RICHIEDE IL RATING
Le aziende interessate devono inoltrare una domanda dal
sito dell’Authority (http://www.agcm.it/). Devono avere
almeno due milioni di fatturato (nell’anno precendente) ed
essere iscritte da due anni nel registro delle imprese.
DA UNO A TRE STELLE PER LA LEGALITÀ
Il punteggio minimo è rappresentato da una stella. I
requisiti sono: che l’imprenditore (o i suoi soci,
rappresentanti e dirigenti apicali se impresa collettiva)
non hanno ricevuto sentenze di condanna per reati tributari
e reati contro la pubblica amministrazione.
Solo per i reati di mafia, oltre a non avere subito
condanne, non dovranno essere in corso procedimenti penali.
Per gli altri provvedimenti si fa riferimento sono a quelli
inoppugnabili o confermati con sentenza passata in giudicato
nei due anni precedenti alla richiesta di rating. L’impresa
non deve essere stata condannata per illeciti antitrust
gravi, per mancato rispetto delle norme a tutela della
salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, per
violazioni degli obblighi retributivi, contributivi,
assicurativi e fiscali nei confronti dei propri dipendenti e
collaboratori. Non dovrà inoltre avere subito accertamenti
di un maggior reddito imponibile rispetto a quello
dichiarato, né aver assolto alla restituzione di
finanziamenti pubblici revocati.
L’impresa dovrà inoltre
dichiarare di pagare solo con strumenti “tracciabili”,
quindi telematici, cifre superiori ai mille euro.
Per le due stelle e le tre si ottiene un “+” ogni volta che
viene rispettato un requisito dei sei che seguono:
1 – Rispetto dei contenuti del Protocollo di legalità
sottoscritto dal ministero dell’Interno e da Confindustria
il 10 maggio 2010 e rinnovato il 19 giugno 2012, e delle
linee guida che ne costituiscono l’attuazione nonché dei
protocolli sottoscritti a livello locale dalle Prefetture e
dalle associazioni di categoria”.
2 – Utilizzo di sistemi di tracciabilità dei pagamenti
anche per somme di importi inferiori rispetto a quelli
fissati dalla legge.
3 – Adozione di una funzione o struttura organizzativa,
anche in outsourcing, che esegua il controllo di conformità
delle attività aziendali a disposizioni normative
applicabili all’impresa o di un modello organizzativo ai
sensi del decreto legislativo 231 dell’8 giugno 2001.
4 – Adozione di processi volti a garantire forme di
Corporate social responsability anche attraverso l’adesione
a programmi promossi da organizzazioni nazionali o
internazionali e l’acquisizione di indici di sostenibilità.
5 – Di essere iscritta in uno degli elenchi di fornitori,
prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a
tentativi di infiltrazione mafiosa istituiti ai sensi delle
vigenti disposizioni di legge (white list).
6 – Di aver aderito a codici etici di autoregolamentazione
adottati dalle associazioni di
categoria.
DURATA DEL RATING
La valutazione avrà una durata di due anni, rinnovabile su
richiesta. In caso di perdita di uno dei requisiti base,
necessari per ottenere una stella, l’Autorità dispone la
revoca del rating. Se vengono meno i requisiti grazie ai
quali l’azienda ha ottenuto un rating più alto l’Antitrust
riduce il numero di stellette, si legge nel regolamento.
L’elenco delle aziende che sono state valutate
positivamente sarà pubblicato sul sito dell’Agcm, così come
quelle che hanno visto sospeso e revocato il bollino di
legalità.
A COSA SERVE IL RATING?
Bisogna guardare al decreto di gennaio, convertito dal
Parlamento il 24 marzo per capire la finalità
dell’iniziativa. L’articolo 5 ter spiega che si vuole
“promuovere l’introduzione di principi etici nei
comportamenti aziendali” e anche “in rapporto alla tutela
dei consumatori”. Continua l’articolo: “Del rating
attribuito si tiene conto in sede di concessione di
finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni,
nonchè in sede di accesso al credito bancario, secondo le
modalità stabilite con decreto del ministro dell’Economia e
delle finanze e del ministro dello Sviluppo economico, da
emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in
vigore della presente disposizione. Gli istituti di
credito che omettono di tener conto del rating attribuito in
sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono
tenuti a trasmettere alla Banca d’Italia una dettagliata
relazione sulle ragioni della decisione assunta”.
Ora si attende il decreto del ministero
dell’Economia.(Public Policy)
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