ROMA (Public Policy) – di Sonia Ricci – 42 voti di differenza per bocciare l’emendamento Pisicchio sulle preferenze, 20 per respingere quello presentato da Gregorio Gitti (PI) sulla doppia scelta del candidato con alternanza di genere. Respinta la norma sul conflitto d’interessi, stralciato l’articolo 2 con le norme per il Senato, bocciati gli emendamenti trasversali sulla democrazia di genere, sulle primarie obbligatorie e quelli sul conflitto di interessi.
Sì all’emendamento di Forza Italia pro ‘Grande Sud’, alle nuove soglie (5, 37 e 15%), ritirata all’ultimo la norma ‘salva Lega’. Dopo quasi 24 ore di esame (in 8 sedute) e 123 votazioni, l’assemblea della Camera ha licenziato la riforma elettorale. Lentissimi i lavori: il testo base dell’Italicum infatti è approdato in aula il 30 gennaio e dopo vari stop&go (con in mezzo un cambio di governo), tra mercoledì e questa notte sono state esaminate le circa 220 proposte emendative ‘segnalate’ dai gruppi in aula (molte di queste però sono state ritirate o precluse dall’approvazione di altri emendamenti). Quindi l’esame in aula è durato più di mese.
Il testo, arrivato alla Camera in commissione Affari costituzionali il 22 gennaio, era composto inizialmente da due articoli in 15 pagine. Il testo, che ricalca l’accordo tra Pd, Forza Italia e Ncd, non è stato votato in aula da due partiti che sostengono la maggioranza: Per l’Italia e Scelta civica, che si è astenuta. Contrari anche M5s, Lega Nord e FdI.
RIMANE NODO SU PARITÀ DI GENERE
A rallentare i lavori però non è stato solo l’esame d’aula (con in media circa 20 interventi ad emendamento) ma anche le proposte accantonate, che i ‘piccoli’ e una fetta della maggioranza chiedevano d’introdurre. In primis la parità di genere, con tre emendamenti trasversali presentati, che introducevano la parità di genere sia all’interno delle liste bloccate, sia tra i capilista di ciascuna Regione. Le tre proposte sono state però bocciate dall’assemblea con voto a scrutinio segreto. Come annunciato oggi in aula dalla deputata Pd Roberta Agostini (prima firmataria degli emendamenti) le proposte saranno ripresentato al Senato, dove si prevede un acceso dibattito sul tema.
RITIRATO EMENDAMENTO ‘SALVA LEGA’
Forza Italia ha ritirato l’emendamento cosiddetto ‘salva Lega’ su cui non si è trovata l’intesa con Pd e Ncd. La norma, che permetterebbe alla Lega, fortemente radicata territorialmente, di accedere comunque in Parlamento, dentro una coalizione, anche se non dovesse superare la soglia del 4,5%, sarà ripresentata probabilmente al Senato.
UNA MAGGIORANZA ALLARGATA MA NON COMPATTA
La ‘larga maggioranza’ a sostegno della legge elettorale (che ha contato anche sui voti di Forza Italia) ha registrato numeri molto bassi: potendo contare su circa 462 voti, in alcune votazioni si sono registrati 341 voti, 316, 292 fino alla soglia più bassa di 278. Presenti in media in aula tra i 450 e i 540 deputati. Bisogna tener conto che la maggioranza che sostiene il governo Renzi può contare in totale su 394 voti, ma come detto a questi vanno aggiunti i 67 parlamentari di Forza Italia, che ha sostenuto l’Italicum.
In totale, dunque, la base dei voti sarebbe stata, con tutti presenti, di 461. La riforma ha suscitato non poche polemiche in casa Pd, che in più occasione ha chiesto lo stop dei lavori per poter sciogliere i nodi: primi fra tutti la parità di genere e le preferenze, quest’ultime volute fortemente da Ncd.
SÌ A NORMA PRO ‘GRANDE SUD’
L’assemblea, come anticipato da Public Policy, ha votato favorevolmente all’emendamento a firma del forzista Massimo Parisi: una norma anti-liste civetta, ma anche a favore dei partiti fortemente radicati sui singoli territori. Non si tratta del ‘Salva-Lega’, che come detto rimane accantonato, ma piuttosto di una norma pro ‘Grande Sud’ (il movimento fondato da Gianfranco Miccichè).
L’emendamento infatti ammette (nel computo dei voti per la coalizione) anche le liste presentate in meno di un quarto dei collegi, purché superino la soglia nazionale del 4,5%. Quindi la modifica tagli fuori le liste civetta, ma aumenta la possibilità per i partiti forti territorialmente, come Grande Sud o il Partito sardo d’azione.
OK ‘ALGORITMO SISTO’ E NUOVE SOGLIE
Approvato l’emendamento 1.900 (presentato dal relatore Francesco Paolo Sisto di FI) che ha riscritto l’intero testo dell’Italicum, secondo l’accordo tra Pd, Forza Italia e Ncd. Oltre all’algoritmo (la formula matematica che traduce i voti in seggi), l’emendamento prevedeva l’innalzamento della soglia per ottenere il premio di maggioranza (dal 35 al 37%) che passa dal 18 al 15%.
La proposta di modifica prevede anche uno sbarramento più basso per i partiti in coalizione: 4,5% invece che il 5%. Rimane invariata, invece, lo sbarramento per i partiti che corrono da soli, che per ottenere seggi dovranno raggiungere quota 8%. Rimane anche la soglia del 12% per le coalizioni.
OK RIFORMULAZIONE PER DELEGA COLLEGI ENTRO 25 GIORNI
L’esecutivo dovrà trasmettere alle Camere i nuovi collegi entro 25 giorni dall’entrata in vigore del rovvedimento. Lo ha deciso l’aula di Montecitorio approvando un emendamento riformulato. La nuova delega affida al governo una formulazione delle tabelle su criteri più rigidi. La proposta prevede, tra i criteri che il governo dovrà rispettare, che ‘ciascun collegio plurinominale corrisponda di norma all’estensione territoriale di ciascuna Provincia, come determinata alla data di entrata in vigore della presente legge’ oppure – si legge nella riformulazione – dovrà essere ‘determinato per accompagnamento di province diverse, purché contermini; nel caso di province di dimensione estesa, i collegi sono definiti mediante accorpamento dei territori dei collegi uninominali, escludendo, dove presenti, i comuni ricompresi in altra provincia’.
TETTO MASSIMO DI 120 COLLEGI PLURINOMINALI
I collegi plurinominali per l’elezione della Camera non possono essere superiori a 120. Il tetto minimo dei collegi, originariamente fissato in 115 collegi, è invece stato eliminato.
OK A MULTICANDIDATURE MAX 8 COLLEGI
A maggioranza sono stati accolti anche i due emendamenti a firma Elena Centemero (FI) e Luigi Famiglietti (Pd) che prevedono la possibilità di multicandidature per un massimo di 8 collegi.
OK ESCLUSIONE VOTO DISGIUNTO
Voto favorevole anche all’emendamento a prima firma Matteo Richetti (Pd) che esclude il voto disgiunto.
OK A ESCLUSIONE GRUPPI PARLAMENTO DA RACCOLTA FIRME
Per le prime elezioni dall’entrata in vigore dell’Italicum “i partiti o i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle Camere ed entro il primo gennaio 2014 non dovranno procedere alla sottoscrizione delle firme per la presentazione delle candidature”.
OK A RAPPRESENTANZA VALLE D’AOSTA-TRENTINO ALTO ADIGE
L’aula della Camera ha approvato anche l’emendamento che garantisce la rappresentanza delle minoranze linguistiche in Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. L’emendamento è stato votato a scrutinio segreto ed è stato approvato con 291 voti favorevoli su 513 votanti. 203 i contrari e 19 gli astenuti.
BOCCIATI PER 40 E 20 VOTI EMENDAMENTI PREFERENZE
Niente preferenze né alternanza di genere se si esprimono due voti di preferenza. L’aula ha bocciato l’emendamento del capogruppo del Misto Pino Pisicchio (Cd) appoggiato anche da Sel, Lega, FdI e PI. Favorevoli ‘ad aprire almeno un dibattito’ i deputati del Movimento 5 stelle. L’emendamento prevedeva la possibilità ‘di esprimere fino a due voti di preferenza e, nel caso in cui vengano espressi entrambi, essi devono riguardare due candidati di sesso diverso compresi nella stessa lista, pena l’annullamento del voto di preferenza’.
Lo scarto tra i voti a favore e quelli contrari, tuttavia, è risultato molto basso, non più di una quarantina: i voti a favore sono stati 236, i voti contrari 278 (lo scarto più basso registrato nella giornata di ieri). Stesso esito per l’emendamento Gitti (molto discusso in aula) che introduceva la doppia preferenza con alternanza di genere. L’emendamento è stato bocciato con 297 voti contrari. 277 i favorevoli (con uno scarto di 20 voti). Fondamentali per il ‘no’ alla proposta i voti del governo. Erano presenti in aula infatti 11 sottosegretari e 4 ministri: Maria Elena Boschi (Riforme), Andrea Orlando (Giustizia) Marianna Madia (Pubblica amministrazione) e Federica Mogherini (Esteri).
RESPINTI EMENDAMENTI SU CONFLITTO INTERESSE
La Camera ha respinto anche gli emendamenti alla riforma elettorale che introducevano il conflitto di interessi. In particolare la proposta, presentata da PI, prevedeva l’ineleggibilità per i titolari legali di aziende concessionarie pubbliche e anche per il proprietario che controlla direttamente o indirettamente l’azienda.
‘NO’ A PREFERENZE MISTE
L’aula della Camera ha bocciato l’emendamento della Lega sul sistema misto delle preferenze. Con la proposta si prevedeva l’elezione del primo della lista bloccata e gli altri eletti a preferenza.
NESSUN LIMITE DI DUE MANDATI PER I DEPUTATI
La Camera ha bocciato un emendamento di M5s che introduceva il limite dei due mandati parlamentari per i deputati. I no sono stati 372, tre gli astenuti e 91 i voti favorevoli, quelli dei M5s. (Public Policy)
SOR