ROMA (Public Policy) – “Vietare la ricerca” sugli organismi geneticamente modificati “è come censurare la libertà di espressione, si lede un diritto fondamentale. Impedire le sperimentazioni in pieno campo significa impedire la ricerca pubblica. L’Italia ha fatto ciò per 13 anni. E da noi mentre si vieta ricerca biotecnologica sulle piante, gli ogm per così dire classici e di vecchia generazione li importiamo e li mangiamo da 20 anni”.
Lo ha detto in aula al Senato, nel corso della discussione generale sulla legge di delegazione europea 2014, la senatrice a vita Elena Cattaneo, che sul tema ha presentato un ordine del giorno. “Alle multinazionali – ha spiegato – diamo campo libero non investendo in ricerca, cioè non facciamo proprio niente per limitare il loro monopolio, visto che non abbiamo quasi più un’industria sementiera”.
Cattaneo, che tra le altre cose è docente alla Statale di Milano, ha precisato come si riferisse anche alla “libertà di ricerca in pieno campo, quella che fanno i tanti Paesi europei che non hanno mai impedito. Da noi invece i progetti dei nostri ricercatori pubblici sono chiusi da 15 anni nei cassetti: noi paghiamo scienziati per scoprire, inventare e applicare cose di utilità nazionale che allo stesso tempo impediamo loro di utilizzare”.
Secondo la senatrice “tutto è dovuto a un’avversione contro le multinazionali che producono i semi ogm, le stesse però da cui siamo dipendenti per i semi non-ogm. Mi rendo conto che l’avversione è anche contro l’omologazione, il controllo totale di beni vitali, ma la coltivazione commerciale e la ricerca pubblica sulle piante sono due cose diverse. Si può bloccare la prima – ha sottolineato Cattaneo – pagando un caro prezzo economico, ma non ci si può vietare di studiare qualcosa nella misura in cui le procedure sono sicure. E lo sono”.
LA PREMESSA
Gli ogm, ha spiegato Cattaneo introducendo il suo intervento, “sono piante geneticamente modificate, come tutte quelle che l’uomo ha addomesticato dall’invenzione dell’agricoltura. Si tratta di una tecnologia non più nuova: se fino ad ora si spostava un gene di interesse da una specie, ad esempio da un batterio resistente o un parassita, ad un’altra specie, ad esempio il mais, per conferire ai tanti tipi diversi di mais resistenza a quei pericolosi parassiti e quindi ridurre l’impiego di pesticidi, oggi le biotecnologie fanno molto di più, e molto meglio”.
Ovvero: “Spostano geni di interesse tra piante della stessa specie, un gene di un melo, resistente, spostato in un altro melo; oppure spengono un gene in una pianta allo scopo di migliorarla, quindi non introducono niente di nuovo dall’esterno”.
LE CONTRADDIZIONI ITALIANE
“Ho passato questi mesi a studiare tutti questi aspetti, compresi i dati sulla sicurezza. E ho dovuto anche studiare le contraddizioni del nostro Paese sul tema, perché mi interessa capire come si affronta in una società laica”, ha aggiunto la senatrice a vita.
“È un tema affascinante, nel quale dobbiamo inserire i fatti: la stessa direttiva Ue, nel lasciar liberi gli Stati, raccomanda gli investimenti in ricerca. E dà la possibilità ai nostri ricercatori di studiare le nostre piante, insieme agli agricoltori, per capire come evitare che le nostre piante siano devastate da tanti parassiti”.
Cattaneo ha detto di parlare “non delle generazione delle presunte piante omologate prodotte con semi di multinazionali ma del contrario: di come le biotecnologie – e soprattutto le nuove biotecnologie, quelle non-ogm, che non spostano geni da una specie all’altra ma che usano geni della stessa specie – possano aiutare a tutelare la specificità dei prodotti e delle piante italiane”.
E invece l’Italia che fa? “Le nostre piante sono invase da parassiti, e noi stiamo perdendo delle tipicità agricole di cui andiamo fieri, perché non vogliamo studiare e sperimentare le tecnologie ogm e non ogm. Tutti i semi che coltiviamo sono importati dall’estero. Lo scopo del mio odg non è sdoganare gli ogm prodotti dalle multinazionali, ma l’opposto: sollecitare una riflessione pubblica sulle contraddizioni della nostra politica in materia”.
IL GOVERNO RIFLETTA
“Oggi – ha concluso Cattaneo – abbiamo l’opportunità di richiamare l’attenzione del governo verso una questione che deve essere per coerenza risolta. La scienza ha una qualità formidabile: non conosce le espressioni ‘è troppo tardi, abbiamo perso il treno’.
Nella scienza vincono solo l’intelligenza, le idee, l’ingegno. Basterebbe raccogliere le raccomandazioni Ue sugli ogm, per ridare speranza a un settore strategico dell’economia italiana”.
L’APERTURA DI GOZI“Non ritengo che sia questa la sede in cui affrontare la questione in generale della ricerca pubblica in campo alimentare, bioalimentare, della biodiversità alimentare. Credo invece che occorra affrontarla in un dibattito specifico attorno a questo argomento, non collegato alla legge europea. Il governo è perfettamente conscio dell’urgenza e della necessità di trattare e di risolvere il tema della ricerca pubblica in campo aperto, garantendo la massima sicurezza delle nostre coltivazioni tipiche, e dovremo farlo prima della pausa estiva”.
Questa la risposta sul tema, in sede di replica alla discussione generale sulla legge di delegazione Ue 2014, del sottosegretario Sandro Gozi. Un’apertura? Vedremo, prima dell’estate. (Public Policy) GAV