“Potere senza responsabilità” – Trailer capitolo IV

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ROMA (Public Policy) – Pubblichiamo il quarto ed ultimo “teaser trailer” dell’ebook di Pietro Monsurrò (contributor di analisi e commenti per PP) “Potere senza responsabilità. La crisi della legittimità politica tra sfiducia nelle élite e miti populisti“, uscito il 18 marzo, edito da Public Policy, e disponibile su Amazon Kindle e in formato ePub. I “trailer”, a cura dello stesso autore, saranno quattro, uno per ciascun capitolo del saggio (qui trovate il primo; qui il secondo, qui il terzo).

Traile Capitolo IV – Superare la crisi della politica

di Pietro Monsurrò

Siamo nel mezzo di una crisi di legittimità delle democrazie, e di fiducia reciproca tra classi dirigenti e cittadini, che dura da almeno un decennio.

La tendenza al gruppismo tribale si è rafforzata, come risposta alla crisi politica. I benefici psicologici sono evidenti: molte certezze, pochi dubbi, nemici spesso immaginari contro cui illudersi di combattere, sarcasmo a senso unico contro “gli altri” per cementare i propri bias cognitivi e informativi. I costi sociali sono però ingenti: risentimento, polarizzazione, credulità, demonizzazione dell’avversario, perdita del senso critico.

Prosperano dicotomie fittizie in cui entrambi gli estremi sono irragionevoli: la tendenza è verso il prosciugamento del centro a vantaggio di posizioni nette, dicotomiche, manichee. Ma l’alternativa agli eccessi dell’europeismo non sono gli eccessi dell’antieuropeismo; al protezionismo di Trump non è lodare Xi come patrono della globalizzazione; ai costi economici della Brexit non è lo sciovinismo anti-britannico; all’incompetenza mostrata della BCE non è la MMT; all’odiosità delle trasmissioni ossessionate dai “crimini degli immigrati” non è l’impraticabile utopia open border; al millenarismo ideologico della lotta al “Climate Change” non è il negazionismo. Per fortuna esistono gradazioni di opinione tra i due estremi, quasi sempre più difendibili degli estremi stessi.

La dicotomia su cui ruota il libro è quella tra “sovranismo” e “cosmopolitismo”. Il cosmopolitismo ha ragione nel sostenere che la nazione è solo una delle identità sociali, che le nazioni devono interagire in modo costruttivo, e che molti ambiti dell’economia e della politica sono ormai transnazionali. Il sovranismo ha ragione nel sostenere che una base culturale e sociale comune è necessaria per produrre e mantenere un ordine politico, e che questa base è ad oggi, in larga misura, la nazione, senza la quale non ha senso neppure parlare di democrazia. Ma entrambe le ideologie, prese da sole, sono pericolose: entrambe sono frutto di una polarizzazione faziosa e irragionevole, e facilitano il processo di distruzione del capitale politico alla base dell’attuale crisi di legittimità delle democrazie.

Non c’è alternativa a trovare un terreno comune e sviluppare il capitale politico e sociale necessario per produrre decisioni collettive sensate: l’azione politica è una necessità, non (solo) una maledizione, e la comunità politica è la base fondamentale per ogni forma di decisione collettiva, sebbene sia ben lungi dall’essere l’unico aspetto rilevante della vita sociale. (Public Policy)

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