ROMA (Public Policy) – Nei prossimi giorni pubblicheremo i “teaser trailer” dell’ebook di Pietro Monsurrò (contributor di analisi e commenti per PP) “Potere senza responsabilità. La crisi della legittimità politica tra sfiducia nelle élite e miti populisti“, uscito il 18 marzo, edito da Public Policy, e disponibile su Amazon Kindle. I “trailer”, a cura dello stesso autore, saranno quattro, uno per ciascun capitolo del saggio (qui trovate il primo).
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Trailer capitolo II – LA POLITICA COME GIOCO DI SQUADRA
di Pietro Monsurrò
La politica è l’insieme delle scelte collettive (cioè imposte a tutti) prese da una comunità. Date le difficoltà di prendere decisioni collettive – la tentazione di usare la forza pubblica per fini privati è spesso irresistibile – una comunità deve saper cooperare, pena lo sfruttamento, l’anomia, il conflitto. I concetti necessari al funzionamento di una collettività sono identità, appartenenza, interesse collettivo, decisione collettiva. Dato che le democrazie sono nazionali, si parla di nazione, cittadinanza, interesse nazionale, sovranità: solo un caso particolare, ma il più importante. La necessità di decisioni collettive diminuisce con la dimensione del gruppo, perché meno beni pubblici rimangono da produrre. La difficoltà di prenderle aumenta, perché aumenta il numero e la diversità di persone da far cooperare. Ogni comunità ha rapporti con le altre, inevitabili e spesso necessari. E ogni gruppo prende decisioni collettive su più livelli. Questo schema consente di comprendere ragioni e limiti delle due ideologie alla base del conflitto politico odierno: il sovranismo e il cosmopolitismo.
L’idea sovranista di una comunità monolitica, con un interesse nazionale ben distinto (se non incompatibile) da quello delle altre comunità, e prioritario (ma l’azione collettiva è una piccola parte della vita sociale) è tribalistica, adatta a comunità piccole e omogenee. Il sovranismo è figlio della mancanza di fiducia nelle classi dirigenti, del disorientamento verso i processi politici ed economici, della paura del futuro: comprensibile, ma poco utile.
Il cosmopolitismo è invece figlio del pensiero utopistico e costruttivistico: l’idea di costruire un ordine politico senza una base sociale, storica, culturale; l’idea di prendere decisioni collettive senza una comunità (da cui la frequente, e da questo punto di vista fondata, accusa di antidemocraticità); l’idea che una burocrazia sia un’alternativa a un’identità comune; l’idea che la classe dirigente possa divorziare dalla cittadinanza, anziché esserne rappresentante e agente. Si tratta di una teoria superficiale e innaturale, e dunque pericolosa. Entrambe le ideologie hanno dei pro: il sovranismo riconosce che la comunità politica è necessaria, e che le decisioni collettive richiedono una identità comune; il cosmopolitismo riconosce la necessità e l’utilità dell’interazione tra comunità, e che l’identità nazionale è solo una delle tante. I difetti di entrambe superano però i loro pregi, e nessuna delle due da sola potrà rispondere alla crisi politica: il cosmopolitismo, col suo costruttivismo, causa il sovranismo; e il sovranismo, col suo tribalismo, aggrava i problemi anziché risolverli.
[…] dello stesso autore, saranno quattro, uno per ciascun capitolo del saggio (qui trovate il primo; qui il […]