ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – No, no e poi ancora no. Se l’Italia è in declino, ai primi posti tra i tanti motivi che concorrono a questo stato di cose, c’è l’essersi diffuso un trasversale movimento del “no a tutto” che in ogni occasione reitera le proprie opposizioni piene di pregiudizi a qualunque progetto di sviluppo. Mentre ancora si polemizza strumentalmente sull’Alta Velocità, si contano i danni procurati dall’esito infausto del referendum sull’acqua e, in ambito energetico, si scontano anche economicamente il rifiuto del nucleare e i veti locali e localistici a termovalorizzatori e rigassificatori, nascono casi minori, si parva licet componere magnis, ma ugualmente eloquenti.
Qualche esempio? L’Augusta-Westland ha proposto un servizio di “taxi” in elicottero dall’aeroporto della Malpensa all’area dell’Expo e al centro di Milano per un prezzo di 100 euro a persona. Un servizio veloce, innovativo, spettacolare, e anche economico a fronte dei quasi 80-90 euro che si pagano con il taxi. Ma non appena l’idea è emersa, alcuni grillini hanno subito dichiarato che il servizio violerebbe i limiti acustici della zona. A parte il loro ergersi a giudici, giuria e giustizieri insieme, non si capisce perché, in nome di un vincolo marginale e tutto da verificare, si debba escludere a priori un’idea con ottime potenzialità.
Ad opporsi a qualunque innovazione foriera di sviluppo e crescita, oltre ai novelli populisti a 5 stelle sempre armati di critiche distruttive e mai di idee propositive, c’è anche una corrente del conservatorismo fine a se stesso, spesso di sinistra, sempre e comunque amante nostalgica dei tempi che furono. La stessa che, ad esempio, non vuole che l’isola “de la scoasse” (ovvero della “spazzatura”) di Venezia sia trasformata in un parco divertimenti. Per la Sacca di San Biagio, oggi popolata solo da rifiuti, topi e zanzare, c’è infatti un progetto che prevede di investire 80 milioni di euro in 2 anni, al termine dei quali si prevedono 500 posti di lavoro perché, a vedere la ricostruzione in 4D della battaglia di Lepanto e molte altre attrazioni, dovrebbero arrivare 800mila persone all’anno. Insomma, un modo per riqualificare un’area degradata e creare occupazione e crescita, come accaduto a New York per la decadente Coney Island.
Eppure c’è chi si oppone totalmente, non solo alla costruzione di una ruota panoramica più o meno alta, ma proprio ad ogni possibile riconversione di un pezzo di terra abbandonato agli insetti. La mancanza di lavoro e crescita in Italia è però un problema e basterebbe ricordare, ad esempio, che i parchi Disney ospitano 130 milioni di persone all’anno e Orlando, in Florida, ha più visitatori di Roma. Insomma, non proprio bruscolini per un paese che attraversa la peggiore crisi della sua storia recente.
Tra i difensori delle rendite di posizione privilegiate, sempre a Venezia, sono poi da annoverare i docenti radical chic della Ca’ Foscari, che si oppongono al trasferimento della sede dell’università in un edificio assai meno nobile delle tre palazzine cinquecentesche, con affaccio sui canali più belli della città, attualmente in uso, ma certamente più economico e razionale, specialmente per gli studenti che dovrebbero così evitare di spostarsi per ogni ora di lezione. Mentre nel 1970, nel pieno boom economico, l’Italia era all’avanguardia nelle ferrovie ad alta velocità e nelle autostrade, come anche nella produzione di energia nucleare, oggi è indietro su quasi tutto. Eppure i pochi progetti, come il Mose di Venezia, che riescono ad andare avanti nonostante l’ideologia anti-sviluppista, sono oggetto di attenzione in tutto il mondo. Perché non ricominciare da lì?(Public Policy)
@ecisnetto