Lo Spillo

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ROMA (Public Policy) – (di Enrico Cisnetto) La confusione e gli errori mostrati da maggioranza e governo sulla legge di Stabilità hanno veramente dell’incredibile e del paradossale. Il testo, votato in piena notte al Senato con una fiducia che ha tracciato i nuovi contorni della maggioranza, non è quello che arriverà alla Camera. Infatti, prima si scopre che nel maxiemendamento viene modificato e passa un emendamento sulle sigarette elettroniche precedentemente approvato in commissione.

E già qui emerge qualcosa di contraddittorio. Ma poi nel “testo corretto approvato con fiducia“, come pubblicato sul sito web del Senato, appaiono dei commi per finanziare i lavoratori socialmente utili della Calabria e la loro assunzione a tempo indeterminato dal primo gennaio 2014 disconosciuti da Palazzo Chigi.

Ma è uno scherzo, oppure un grossolano errore? Sta di fatto che il governo rettifica: i fondi sono previsti, la stabilizzazione no. Sul sito del Senato compare infatti una nuova “bozza provvisoria” totalmente diversa, perché – spiegano a Palazzo Chigi – quei “commi risultano contenuti in stesure del provvedimento non approvate in via definitiva dal Senato”.

Ma come, non era stata votata la fiducia? E il testo “definitivo” (sic) non era stato pubblicato sul sito del Senato? Domande che si porranno anche i lavoratori calabresi prima illusi e poi delusi sul loro futuro. Cittadini come tanti, che rappresentano solo l’ultimo capitolo di una schiera di italiani che vivono nell’incertezza lavorativa, fiscale, normativa.

Fra l’altro, il testo della ex Finanziaria approderà la prossima settimana alla Camera, dove sarà votato in aula solo il 17 dicembre, e dove sono già state annunciate modifiche. Solo che a quel punto si dovrà tornare al Senato. Dove non è affatto escluso che si cambi ancora. Una follia che alimenta la sfiducia che anima gli italiani, fra l’incertezza economica del presente e la paura esistenziale del futuro. Se questo è il primo segnale di cui è capace la rinnovata maggioranza, c’è davvero da preoccuparsi. (Public Policy)