ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Ogni allenatore può insegnarlo. Quando sei in difficoltà e non puoi competere con il tuo avversario, isolati, provoca confusione, sposta l’asse della sfida. Però non scatenare la rissa, perché poi vai fuori dal campo, cadendo nel ridicolo. È quanto sta accadendo al Movimento 5 stelle che, da un lato, accende un triste gazzarra alla Camera mentre, dall’altra, presenta al Senato una ridicola messa in stato di accusa del presidente della Repubblica cui Napolitano ha elegantemente replicato che il procedimento deve “fare il suo corso”.
Nel mentre, di fronte alle rumorose polemiche non solo verbali a Montecitorio, a Palazzo Madama l’impeachment – nome inglese che mal traduce la dicitura di “alto tradimento”, a cui non crederebbe nessuno – sembra cadere nel dimenticatoio, tanto che fra i parlamentari pentastellati è volato più di uno straccio sulla tempistica delle due iniziative parallele lanciate dai rispettivi gruppi. Ma è chiaro: Grillo e Casaleggio, di fronte all’immobile inutilità dei loro deputati e senatori nell’azione parlamentare, hanno aperto le gabbie con l’ordine di scatenare il putiferio. Figuriamoci se qualche novizio parlamentare grillino ha ragionato in termini di opportunità politica e sui tempi della comunicazione. Ma possono stare sicuri. Il loro impeachment non andrà da nessuna parte, sia per ragioni formali che sostanziali.
La procedura prevede infatti che un comitato parlamentare porti l’accusa in Parlamento – dove Napolitano ha già riscosso una larga maggioranza per il suo secondo mandato – che a sua volta poi decide se sottoporre il giudizio alla Corte costituzionale, che certo non è ostile al Quirinale. Nei precedenti di Leone, Scalfaro e Cossiga non si arrivò mai a conclusione, seppure “gli accusatori” avessero legittimazione assai più ampia e ragioni molto più solide. Le motivazioni dei parlamentari ortotteri, invece, si contraddicono anche nella semplice formulazione, in pieno delirio parossistico. Tutte accuse già ampiamente smontate e il cui vero significato emerge da una dichiarazione di Grillo del 30 ottobre: “l’impeachment è una finzione politica per far capire da che parte stiamo”.
Di fronte al primo vero avvio di riforme il guitto genovese non può fare altro che rimarcare la propria opposizione, isolandosi da tutto il resto. Con l’effetto inverso, però, di ricompattare le forze ballerine e litigiose dei vari partiti, perché anche i dissidenti interni di Pd e Forza Italia comprendono che un fallimento sarebbe un immenso regalo alle truppe pentastellate. Ma oltre a questo, ora che il capo dello Stato è stato formalmente accusato senza una minima prospettiva di successo e visto che l’impeachment sta già cadendo nel dimenticatoio, quale sarà la prossima mossa anti istituzionale di Grillo e Casaleggio? C’è da preoccuparsi.(Public Policy) twitter – @ecisnetto
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