ROMA (Public Policy) – Roma, 7 feb – (di Enrico Cisnetto) Il settore sanitario italiano è un ossimoro di eccellenze e disastri, in un turbinio di interessi che comprendono la salute e il benessere dei cittadini e delle loro famiglie, le finanze degli enti pubblici, la vita professionale di decine di migliaia di persone, la coesione sociale, senza dimenticare gli ingenti interessi economici in gioco. Intervenire in materia tanto complessa richiede equilibrio e attenzione.
Il disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di responsabilità in ambito medico e sanitario presentato da Amedeo Bianco, senatore del Pd, nonché presidente Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri e presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino, presenta invece problemi sia di merito che di forma. Nel contenuto, intende ridurre da 10 a 2 anni gli anni in cui è possibile presentare una richiesta di risarcimento da parte di un paziente che si ritenga vittima di un caso di malasanità.
Due anni sono un tempo molto breve fra quella che è “la consapevole presa di coscienza” di un potenziale danno sulla propria salute e l’attivazione delle conseguenti vie legali, specie se si considera che la degenza a il recupero da un intervento chiedono spesso mesi, se non anni, e che dopo il sorgere del dubbio di un danno subito è comunque necessario consultare pareri specialistici medici e legali per poi, successivamente, avviare la causa. Inoltre, nello stesso testo del ddl presentato dal senatore Bianco si legge che “l’esperienza ha dimostrato che le azioni di risarcimento sono quasi tutte esercitate entro i primi cinque anni dal fatto lesivo”.
Per cui non si comprende se la riduzione da 10 a 2 anni del tempo utile per attivare una richiesta di risarcimento abbia ragioni razionali, o piuttosto miri a tagliare con l’accetta i tempi e le condizioni per le quali i cittadini possono esercitare un loro diritto. Ma poi c’è un ben più grave problema formale: è possibile che le iniziative per regolamentare il settore sanitario siano in capo a chi presiede la Federazione nazionale dei medici e degli odontoiatri, professionisti direttamente coinvolti in un eventuale provvedimento? Anche le stesse organizzazioni sindacali hanno sottolineato che “i sanitari, qualunque sia la loro posizione politica, devono essere rappresentati da chi è al di sopra delle parti, e chi rappresenta solo una parte politica non lo è”.
Dall’altro lato, i cittadini italiani non possono certo essere rappresentati e tutelati da chi è espressione e formale vertice rappresentativo di interessi di categorie, come lo è il presidente di un ordine professionale, che difficilmente potrà tutelare l’interesse della collettività in maniera trasparente, invece che quello della propria categoria. (Public Policy)
ECN