ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Il crollo delle strade e delle autostrade in Sicilia è un tragedia che diventa farsa qualora si confrontino le reazioni agli antipodi avute da parte del settore pubblico e di quello privato.
“Ci assumeremo tutta la responsabilità”, ha detto a Radio 24 l’imprenditore catanese Mimmo Costanzo, in riferimento al crollo di un viadotto (lo Scorciavacche) avvenuto nel dicembre scorso ad una settimana dalla sua inaugurazione. Costanzo, presidente e fondatore del gruppo Cogip, cofondatore di Tecnis, ha infatti meritoriamente annunciato che, nonostante avesse già deciso da tempo di lasciare la quota minoritaria che aveva nel consorzio appaltante, la sua azienda “pagherà ciò che deciderà la magistratura”. Tanto di cappello.
Sul ben più grave cedimento del viadotto dell’autostrada Palermo-Catania, invece, il direttore regionale dell’Anas, Salvatore Tonti, ci ha tenuto ad escludere ogni addebito, specificando che l’Anas si occupa di infrastrutture, non di dissesto idrogeologico. Ma se non era competenza dell’Anas controllare, a domanda precisa Tonti non ha però indicato chi dovesse esserlo. Insomma, siamo al paradosso delle solite vicende italiche.
Da qualche parte, a cominciare dal pubblico, i colpevoli non si trovano mai, oppure sono individuati solo in base alle contingenze politiche del momento. Da qualche altra, nel privato, c’è chi paga anche per gli altri e più degli altri. Resta che, more solito, tanto è stato il clamore immediato, quanto sarà difficile, se non improbabile, l’identificazione dei colpevoli. Aleatorio dire quanto ciò sia causato da malsane abitudini nazionali, quanto dalla complessità e farraginosità delle procedure, quanto sia dovuto alle difficoltà che incontra la magistratura o quanto dal fato avverso. Da qualche parte si deve però cominciare.
Per riprendere le parole di Costanzo, è ormai palese a tutti che “in Sicilia serve meno autonomia”. Frammentare eccessivamente i centri decisionali, infatti, rende ancor più difficile individuare competenze e responsabilità. Ciò accade sia dopo i disastri, come in questi casi, sia nella programmazione e nella realizzazione dei progetti e dei lavori, come dimostra il fatto che gran parte dei fondi europei restano inutilizzati per l’eccessiva parcellizzazione dei poteri decisionali. Bisogna invertire la rotta, iniziando ad ammettere gli errori e assumendosi le proprie responsabilità. Come nel privato, così nel pubblico. (Public Policy)
@ecisnetto