(Public Policy) – Roma, 5 dic – Pdl, Lega e Radicali
criticano il Governo, in Aula al Senato, sul voto espresso
dall’Italia alle Nazioni Unite sul riconoscimento
dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) come Stato
osservatore (stesso status del Vaticano).
La risoluzione è stata approvata il 29 novembre al Palazzo
di Vetro a New York, con 138 sì (tra cui Italia, Spagna e
Francia), 9 no (tra cui Usa e Israele) e 41 astensioni (tra
cui Germania e Gran Bretagna).
L’obiezione dei tre partiti (i radicali sono eletti nelle
fila del Pd) ha riguardato la mancata consultazione del
Parlamento sulla posizione dell’Italia, che solo a qualche
ora dal voto ha sciolto le riserve e ha deciso di dare il
proprio sostegno alla risoluzione.
GLI INTERVENTI DEI SENATORI
“In questo contesto abbiamo saputo – ha esordito Carlo
Giovanardi (Pdl) – come senatori e come Parlamento, che il
Governo italiano ha cambiato la sua linea all’Onu. Il
Governo, che fino a quel momento si era astenuto rispetto a
risoluzioni che prevedevano il riconoscimento dello Stato
osservatore dei palestinesi, ha cambiato opinione”.
“Non so se il ministro degli Esteri – ha aggiunto l’ex
ministro per i Rapporti con il Parlamento – volesse votare
l’astensione, come aveva preannunciato, e se poi il
presidente del Consiglio, per una serie di ragioni anche
economiche, ha voluto invece che il voto italiano fosse
favorevole: nessuno di noi lo sa, anche se pensavo di vivere
ancora in una Repubblica parlamentare, nella quale le
svolte, o comunque i cambiamenti di politica estera fossero
discussi in Parlamento”.
Dello stesso parere Alfredo Mantica (Pdl) che ha ricordato
quanto era stato riferito quindici giorni fa, dal ministro
degli Esteri Giulio Terzi, nelle commissioni congiunte di
Camera e Senato: “Il ministro è stato ascoltato sui problemi
che erano esplosi a Gaza e sulla tensione tra Israele e i
palestinesi di Hamas. In quella sede, durante il dibattito,
alcuni parlamentari sollevarono la questione del voto
all’Onu, chiedendo al ministro quale fosse l’orientamento
del Governo.
“La risposta – ha proseguito
Mantica – fu molto semplice e molto dubbia: il ministro
rispose che stavano cercando di ottenere un voto unanime da
parte dell’Unione europea e fece chiaramente capire che,
qualora ciò non fosse avvenuto, il Governo italiano si
sarebbe orientato verso l’astensione”.
La stessa obiezione è arrivata anche dalla delegazione dei
Radicali, eletti nelle fila del Pd. A parlare è stato il
senatore Marco Perduca: “Tra l’altro, ricordo che il voto è
stato dato quando da noi era mezzanotte. Pertanto, volendo,
ci sarebbe stato tutto il tempo per una convocazione urgente
di entrambe le Camere”.
“Il ministro Terzi – ha detto – aveva annunciato alla
Camera che sarebbe stato uno dei protagonisti della ricerca
di una posizione comune da parte dell’Unione europea e che,
in mancanza di questa, l’Italia avrebbe optato per un voto
di astensione”.
Rossana Boldi della Lega Nord, anche lei critica con il
Governo, ha detto: “Credo veramente che un Governo tecnico,
perché così è stato definito, che non ha nessuna
legittimazione da parte dei cittadini, perché non è stato
votato da nessuno, prima di decidere di cambiare l’indirizzo
della politica estera del Paese, dovrebbe avere almeno la
creanza di presentarsi in Parlamento, fare una discussione
approfondita e vedere se il Parlamento decide o meno in
questo senso”.
LA POSIZIONE DEL PD
Diverso il parere il Partito democratico: “Ho ascoltato con
molta attenzione gli interventi dei colleghi – ha replicato
il democratico Antonello Cabras – e ho bene in mente la
seduta delle commissioni congiunte di qualche settimana fa,
alla presenza del ministro Terzi, sul tema di cui stiamo
trattando. Ho riguardato le conclusioni di quella seduta: il
ministro ha concluso replicando ai diversi interventi, che
avevano fornito il loro punto di vista e la loro opinione.
In precedenza è sempre stato così, anche con gli altri
Governi; non si è mai arrivati ad un voto su decisioni di
questa importanza negli organismi multilaterali”.
“Il Governo – ha aggiunto – ha ascoltato il dibattito nelle
commissioni congiunte e poi ha tratto le sue conclusioni;
quindi non c’è stata assolutamente una procedura diversa
dalle precedenti. Tutte le opzioni erano aperte, compresa
quella che il Governo ha espresso all’Onu”. (Public Policy)
SOR