PA, PATRONI GRIFFI: CON PACCHETTO TRASPARENZA MENO CORRUZIONE E PIÙ EFFICIENZA

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(Public Policy) – Roma, 24 gen – “Più trasparenza significa
prevenire la corruzione, fare funzionare meglio
l’amministrazione e dare maggiori diritti ai cittadini che
esercitano così un controllo sociale sull’attività
pubblica”. Lo ha detto il ministro per la Pubblica
amministrazione Filippo Patroni Griffi, intervistato oggi a
Il Messaggero. “Fino a ieri – ha aggiunto – c’era una
miriade di norme, disperse tra tante leggi e ciò rendeva
oscura la trasparenza. Ora abbiamo un testo unico ampio, 54
articoli, e gli obblighi sono tutti lì”.

Il testo unico, di cui il ministro parla, è il “pacchetto
trasparenza” che attua la delega prevista nella legge
anticorruzione: “Una vera riforma strutturale che ci fa
apprezzare in Europa”.

Secondo Patroni Griffi, l’amministrazione trasparente può
diventare realtà e ha ricordato, anche, il ruolo del
comitato interministeriale, che darà le linee guida per il
Piano nazionale anticorruzione prima della scadenza del
Governo.

LA NOVITÀ PIÙ RILEVANTE
La novità più importante prevista dalle nuove norme è
l’accesso civico: “Prima il diritto di accesso serviva alla
tutela di un interesse individuale. Oggi, è espressione del
controllo sociale sulle attività pubbliche, ed è tutta
un’altra cosa. Così l’amministrazione diventa una casa di
vetro”.

GLI OBBLIGHI
Sarà obbligatorio pubblicare tutto ciò che riguarda l’uso
di risorse pubbliche, oltre all’attuazione e alla tempistica
delle procedure.

Per esempio, ha spiegato il ministro, una Asl dovrà
pubblicare pagamenti, gare per lavori e servizi, curriculum
degli aspiranti consulenti e dirigenti. Ampia pubblicità
dovrà essere data a tutti i documenti di pianificazione
urbanistica.

“Cito non a caso questi due settori perché sono considerati
quelli a maggior rischio di corruzione. Il complesso di
questi obblighi ci avvicina molto al modello scandinavo e al
Nord Europa e attua le raccomandazioni Ocse”.

Per quanto riguarda i politici, invece, il Governo ma anche
Giunte e Consigli regionali e comunali dovranno pubblicare
reddito e patrimonio prima di assumere l’incarico. Camera e
Senato avranno una propria anagrafe patrimoniale.

COSA CAMBIA PER DIRIGENTI E MANAGER PUBBLICI
“L’obbligo per i dirigenti pubblici – ha affermato Patroni
Griffi – riguarda tutto ciò che è connesso con la carica:
retribuzione e incarichi, anche nelle amministrazioni, in
modo da garantire l’applicazione del tetto di 294 mila euro
già deciso con il Salva-Italia. Questo è un fatto nuovo”.
Per le società pubbliche ci sono norme specifiche nella
legge anticorruzione. Il decreto, essendo rivolto a tutte le
amministrazioni pubbliche, prevede obblighi anche per i
manager degli enti pubblici, come l’Inps, l’Inail e il Cnr.

LE SANZIONI
Il ministro ha affermato che se non vengono rispettati gli
obblighi ci saranno sanzioni pesanti: “Se non viene assolto
l’obbligo di pubblicità degli atti di conferimento di
incarichi o consulenze, il compenso non può essere pagato.

Se erogato, per il dirigente inadempiente scatta la
responsabilità disciplinare e la sanzione pecuniaria che è
pari alla somma indebitamente corrisposta”.

Per i politici invece: “La mancata o incompleta
comunicazione delle informazioni sullo stato patrimoniale è
punita con una multa da 500 a 10 mila euro e con l’obbligo
di pubblicare la sanzione. Tra non più di sei mesi queste
norme saranno in vigore”.

IL BILANCIO DEI RISULTATI OTTENUTI
La trasparenza e la riorganizzazione del sistema di
reclutamento per la Pubblica amministrazione, insieme con la
ridefinizione degli organici dei ministeri, “sono tre
pacchetti rilevanti anche per il futuro del Paese. Servirà,
invece, una riflessione sulla legge Brunetta per renderla
effettivamente applicabile”.

“Passi avanti seri – ha aggiunto Patroni Griffi – sono
stati fatti sulle semplificazioni: la banca dati per gli
appalti, l’autorizzazione unica ambientale, i poteri
sostitutivi contro i ritardi della Pa. Il bilancio è
positivo al 70%”.

Il restante 30% è stato lo stop alla modernizzazione del
Paese con la mancata approvazione della riorganizzazione
delle Province. Lo stop più “incomprensibile” è quello sulle
città metropolitane: “Siamo 20 o 30 anni indietro sul
modello delle grandi città europee”.

“Il Pdl – ha concluso – ha votato quasi compatto contro i
requisiti di costituzionalità del decreto attuativo. Il Pd
ha manifestato alcuni palesi mal di pancia”. (Public Policy)

DAP