Partecipate, ok risoluzione nomine: max 3 mandati e taglio stipendi

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ROMA (Public Policy) – Impostare le prossime nomine delle società partecipate su base meritocratica, subordinare la riconferma dei presidenti e degli amministratori delegati uscenti alla valutazione del lavoro fatto, riferire al Parlamento le ragioni delle scelte e introdurre il tetto dei tre mandati per tutti i manager. E ancora: riduzione degli stipendi (compresi delle parti fisse e variabili, di eventuali stock option e stock grant) dei futuri presidenti e amministratori e che siano allegate al bilancio annuale delle società le spese per pubblicità e sponsorizzazioni indicandone i beneficiari.

Sono questi alcuni degli impegni al governo contenuti nella risoluzione votata a maggioranza dalla commissione Industria al Senato, sulle nomine delle società partecipate dallo Stato. A quanto viene riferito, la risoluzione è stata approdata grazie ai voti del Movimento 5 stelle. Ncd invece ha deciso di astenersi.

Hanno quindi votato a favore Pd, M5s, Scelta civica, Per l’Italia e gruppo Misto. Hanno votato contro invece i senatori di Forza Italia. Ncd e Lega Nord di sono astenuti. Tra gli impegni, la commissione chiede al governo (per la scelta dei nuovi manager) di tenere conto “delle positive indicazioni adottate dalle società Enel ed Eni sull’indipendenza dei presidenti” contenute negli orientamenti messi a punto dai consigli di amministrazione. Inoltre, il governo dovrà impegnarsi a trasmettere al Parlamento una relazione annuale che illustri l’andamento delle società a partecipazione pubblica.

La riduzione degli stipendi, chiesta nella risoluzione, dovrà basarsi su “un forte principio di progressività” con “l’eventuale miglioramento dei compensi dei capi azienda e il proporzionale miglioramento sostenibile dei salari”. Tra le attività di controllo, la risoluzione prevede la facoltà di istituire presso la direzione del ministero dell’Economia di “specifiche unità di valutazione dei risultati delle aziende”. Con una modifica proposta dal M5s s’impegna il governo a prevedere un tetto di tre mandati per gli incarichi dei manager che guidano le società partecipate e “di evitare” nella scelta “situazioni di conflitto di interesse”.

Infine, il documento impegna il governo “a rispettare nella definizione delle liste i requisiti di onorabilità, oltre a quelli di professionalità” previsti dalla mozione sulle nomine delle società pubbliche, approvata dal Senato il 19 giugno 2013. La mozione è fatta propria dal governo in una successiva direttiva del Mef. Rispetto alla versione iniziale, presentata dal presidente Massimo Mucchetti (Pd) e anticipata ieri da Public Policy, alla risoluzione sono state apportate 3 modifiche, due dei 5 stelle e 1 di Scelta civica. (Public Policy)

SOR