Piano A, piano B, nazionalizzazione: le ipotesi sul tavolo per l’ex Ilva

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ROMA (Public Policy) – I vertici di ArcelorMittal dovrebbero presentare oggi, in Tribunale a Milano, l’atto formale con cui chiedono il recesso del contratto per l’ex Ilva. L’azienda quindi non sembra recedere delle sue intenzioni, e l’incontro con il Governo – ipotizzato per oggi – pare definitivamente saltato. “Il signor Mittal non ha mandato segnali, non sono previsti vertici nelle prossime ore. Speriamo mercoledì…” ha detto il premier Giuseppe Conte.

C’è da capire se, a questo punto, la multinazionale si siederà ancora al tavolo per trattare, oppure se abbia preso la decisione irreversibile di abbandonare Taranto. La prima contromossa dello Stato italiano contro il recesso che presenterà Arcelor è un ricorso con urgenza e cautelare, che verrà presentato in settimana sempre presso il Tribunale a Milano, dai legali dei commissari straordinari. In sostanza, si ritiene che le condizioni giuridiche del recesso del contratto di affitto dell’ex Ilva, preliminare alla vendita, non ci siano, e che quindi ArcelorMittal deve andare avanti, anche senza ‘scudo penale’. Recesso che del resto è giudicato “infondato” anche dal presidente del Consiglio.

Tuttavia, con il passare dei giorni, si lavora anche a un piano B: una delle ipotesi al vaglio di Palazzo Chigi prevede il ritorno della gestione commissariale, un prestito ponte di 700-800 milioni per tenere in vita gli impianti e una nuova gara d’appalto. Qui potrebbe andarsi a formare la nuova cordata, composta – in ipotesi – da Cdp e da Leonardo Del Vecchio (già protagonista della vecchia cordata sconfitta da ArcelorMittal), più forse Fincantieri e Leonardo. Il risultato finale potrebbe essere una sorta di “modello Alitalia 2”, con una parte del capitale azionario detenuto dal Mef. In ogni caso, al momento sono ipotesi, e c’è anche l’extrema ratio della nazionalizzazione, a cui M5s e Leu sono tendenzialmente favorevoli. “L’idea che nelle crisi industriali c’è una soluzione magica con lo Stato che compra è una pericolosa illusione” ha avvertito il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che però in merito ad un intervento di Cdp ha precisato: “Non va escluso dalla cassetta degli strumenti di cui disponiamo”. “Noi troveremmo utile che dentro a questa società ci sia anche una presenza pubblica: era una delle cose che si stava discutendo da tempo. Il Governo decida con quale strumento esserci: se Cdp o un altro fondo, così come succede nel resto d’Europa e del mondo” ha affermato Maurizio Landini, leader della Cgil.

A parte ipotetici Piani B, adesso è ancora ufficialmente in pista il piano A, cioè il confronto con Arcelor. “Soltanto se Mittal venisse a dirci che rispetterà gli impegni previsti dal contratto – cioè produzione nei termini previsti, piena occupazione e acquisto dell’ ex Ilva nel 2021 – potremmo valutare una nuova forma di scudo” ha detto Conte intervistato dal Fatto Quotidiano. Il tema dello scudo – indigesto al M5s, che l’ha voluto cancellare – è molto scivoloso per gli equilibri della maggioranza. Ma Italia viva insiste: i renziani hanno presentato due emendamenti al decreto Fisco (adesso alla Camera in commissione Finanze) con due ‘scudi’: uno generale che vale per tutte le aziende, e uno specifico per l’ex Ilva, che vale dal 3 novembre (data di decadenza del precedente scudo penale) fino al termine del piano ambientale. (Public Policy) PAM