ROMA (Public Policy) – “L’iniziativa ha avuto un indubbio valore politico” perché “ha permesso di far ragionare i Paesi dell’area sullo sviluppo congiunto e cooperativo delle risorse”. Ma, “se si immagina di poter avere una via di approvvigionamento utile per la sicurezza energetica italiana, è plausibile affermare che vi sono alternative che potrebbero essere più economiche e potrebbero arrivare onstream in un tempo più rapido di quello che si immagina”.
Lo ha detto il direttore public affairs di Eni, Lapo Pistelli, in audizione alle commissioni Esteri e Attività produttive alla Camera in merito alle risoluzioni sulla partecipazione dell’Italia al progetto per la realizzazione del gasdotto EastMed.
“La valutazione sulla opportunità per l’Italia di una rinnovata partecipazione al progetto deve avvenire su basi politiche”, ha evidenziato Pistelli sottolineando come Eni operi nell’area solo a livello upstream. Il direttore public affairs di Eni ha comunque sottolineato che “negli ultimi anni l’interesse del mercato è andato verso terminali di rigassificazione e liquefazione, perché il gas è diventato un mercato sempre più liquido dove le opportunità di commercializzazione cambiano di momento in momento, a seconda dei Paesi che offrono e dei Paesi che chiedono; un tubo è una tipica infrastruttura rigida, quindi in un mercato che diventa sempre più flessibile e liquido rischia di essere una scelta fuori tempo”.
Pistelli ha poi invitato le commissioni a riflettere circa il confronto tra il costo ipotizzato per la realizzazione dell’opera e le potenziali alternative industriali: “I due liquefattori egiziani hanno una capacità quasi doppia della pipe ipotizzata. Volendo trarre il massimo profitto per la sicurezza italiana ed europea dalle risorse del bacino” occorre valutare “se vi siano ipotesi industriali più percorribili. La costruzione di treni di liquefazioni addizionali negli impianti esistenti in Egitto avrebbe costi di realizzazione pari alla metà del pipe ipotizzato”, ha detto Pistelli.
Secondo Pistelli, inoltre, le risoluzioni all’esame del Parlamento non tengono nella dovuta considerazione “una criticità aggiuntiva”, cioè “la postura turca nel bacino dell’EastMed. La Turchia ha avanzato pretese di delimitazione delle acque territoriali che renderebbe oggi il tragitto immaginato interferente con alcune di queste pretese. La postura turca non rende facilmente aggirabile questo ostacolo geopolitico”. (Public Policy) FRA