ROMA (Public Policy) – Contrastare la delocalizzazione ed evitare che soldi pubblici dei cittadini “vengano utilizzati o spesi da imprese che poi, una volta ricevuto il contributo o l’agevolazione, scappano in altri Paesi con una pressione fiscale più bassa, licenziando o mettendo in mobilità i nostri lavoratori soltanto per accrescere o mantenere sugli stessi livelli i loro profitti, tornando poi in Italia per rivendere il prodotto a costi eccessivamente più alti rispetto a quelli di produzione”. È questo l’obiettivo di una pdl della Lega depositata a Montecitorio, che potrebbe essere tra gli atti di iniziativa parlamentare su cui porrà l’attenzione il nuovo Esecutivo Lega-M5s. Il progetto di legge, tra gli altri, è stato firmato anche da Giancarlo Giorgetti, il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri.
Per la Lega “la delocalizzazione, ossia la dislocazione dei processi produttivi o parte di essi in Paesi diversi da quello di origine, rappresenta oggi la minaccia più grande alla tenuta del patrimonio industriale italiano” e “sta portando a un lento e profondo depauperamento delle risorse produttive e occupazionali presenti sul territorio, con conseguenze disastrose sulla tenuta del sistema produttivo italiano, anche con particolare riferimento alle imprese che operano nell’indotto, le quali si sono sviluppate per fornire materie prime, servizi, forza lavoro e competenze alle imprese delocalizzanti”.
Il progetto di legge prevede, quindi, che le imprese italiane ed estere operanti in Italia che beneficiano di contributi pubblici o di agevolazioni fiscali e che delocalizzano la propria produzione (anche in un altro Paese dell’Unione europea) decadano dai benefici, con l’obbligo di restituire i contributi ricevuti. Idem nel caso in cui la delocalizzazione di siti o di beni e servizi avvenga tramite cessione di un ramo d’azienda o di attività produttive appaltate a terzi.
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IAC