ROMA (Public Policy) – “La rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che vi rinunciano per motivi economici (6,8%). Le liste di attesa inducono a rinunciare alle citate prestazioni quasi il 5% di coloro che hanno un’età compresa tra i 45 e i 64 anni e il 4,4% degli ultrasessantacinquenni”. È quanto si legge nella relazione dell’Istat illustrata dal presidente facente funzioni Maurizio Franzini nel corso di un’audizione delle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra.
“Inoltre – continua il documento – tra quanti dichiarano che le risorse economiche della famiglia sono scarse o insufficienti l’incidenza della rinuncia alle prestazioni specialistiche è complessivamente pari al 5,2%, a fronte dell’1,9% tra le famiglie che dichiarano di avere risorse ottime o adeguate. Sono forti le differenze territoriali tra Nord e Centro-Sud“.
“La percentuale più bassa – si legge ancora nell’analisi – si rileva infatti nel Nord-est (2,2%) e la più elevata nelle Isole (4,3%). Distinguendo le prestazioni sanitarie, la rinuncia per liste di attesa è più frequente per le visite specialistiche (2,7%) rispetto agli accertamenti specialistici (1,6%)”.
“Queste situazioni – conclude l’istituto – rappresentano un segnale di vulnerabilità nell’accesso alle cure che riguarda in particolare i meno abbienti”.
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SER