ROMA (Public Policy) – “La più volte annunciata pubblicazione della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico) la cui prima versione era stata predisposta dalla Sogin e valutata positivamente dall’Ispra nel 2015, ha finalmente avuto luogo nei primi giorni dell’anno 2021. La mancanza di un deposito per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e per lo stoccaggio temporaneo di lungo termine del combustibile esaurito e dei rifiuti a più elevata attività, nonché le residue incertezze sulla relativa realizzazione, determinano difficoltà rilevanti e oneri aggiuntivi. Tra gli altri, si segnalano i costi considerevoli legati a diversi aspetti: il mantenimento in sicurezza di strutture in realtà da smantellare, l’adeguamento periodico dei depositi temporanei, la necessità di sottoporre di nuovo a trattamento rifiuti immagazzinati da lungo tempo, l’incremento delle tariffe per la gestione dei rifiuti e delle sorgenti esaurite e, di conseguenza, l’aumento della spesa per l’utilizzo delle sorgenti in campo medico, industriale e di ricerca”.
È quanto specificato, in sintesi, dalla relazione “sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse” approvata martedì all’unanimità dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (commissione Ecomafie) al termine di un approfondimento condotto attraverso audizioni svolte a palazzo San Macuto e l’acquisizione di documentazione tra il 2019 e quest’ultimo mese. Il documento, di cui sono relatori il presidente della stessa commissione Ecomafie Stefano Vignaroli (M5s), il senatore M5s Pietro Lorefice e la deputata Rossella Muroni (FacciamoEco-Federazione dei verdi), è stato inviato ai presidenti delle Camere.
“Realizzare il Deposito nazionale, completare il più rapidamente possibile lo smantellamento degli impianti nucleari, mettere l’autorità di controllo Isin nelle condizioni di operare con la massima efficacia”, sono le priorità che sottolinea Vignaroli, aggiungendo che “il deposito porta posti di lavoro (4mila all’anno per la costruzione e mille per la gestione), investimenti (900 milioni) e soprattutto maggiore sicurezza”.
Sempre rispetto alla questione del deposito nazionale, poi, nella relazione si ricordano “le criticità connesse alla progressiva diminuzione degli spazi disponibili per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi e al proliferare di depositi temporanei sul territorio nazionale per esigenze di carattere industriale, sanitario e di ricerca, anche in questo caso per tempi indefiniti; le difficoltà di assicurare il soddisfacimento di obblighi internazionali, quale il rientro dei residui delle attività di ritrattamento del combustibile esaurito svolte all’estero”.
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GIL