ROMA (Public Policy) – Un’accelerazione improvvisa, in pieno “stile Renzi”. Altro che Leopolda a ottobre, la scissione dal Pd è adesso: l’ex inquilino di Palazzo Chigi ieri sera ha telefonato al premier Giuseppe Conte per anticipargli la nascita di gruppi autonomi in Parlamento, rassicurandolo però sulla tenuta dell’Esecutivo. Per il Governo “significa partire con chiarezza, stabilizzarlo. Non chiedo nulla. A Zingaretti lasciamo la maggioranza dei parlamentari” afferma Renzi, aggiungendo che il segretario dem “non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi del Pd perché saranno ‘derenzizzati'”.E’ il colpo di coda dell’estate più “pazza” della storia politica italiana. Renzi, che ha spiegato la sua mossa in un’intervista a Repubblica, precisa che “uscire dal partito sarà un bene per tutti. Anche per Conte”. “Quello che mi spinge a lasciare – si legge – è la mancanza di una visione sul futuro. I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno”. “Voglio passare i prossimi mesi a combattere il salvinismo nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche. Faremo comitati ovunque. Non posso farlo se tutte le mattine devo difendermi da chi mi aggredisce in casa mia” ha affermato l’ex leader Pd”.
“Dopo sette anni di fuoco amico – ha scritto stamattina Renzi su Facebook – penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni”. Della scissione renziana si parla da settimane, quindi non è una sorpresa assoluta, ma non ci si aspettava di vederla realizzata già a settembre. Quindi, a nulla sono valsi gli appelli rivolti dal Nazareno all’ex premier: “Non farlo! Non farlo!” gli aveva detto pubblicamente il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, nei giorni scorsi. Adesso c’è da vedere quale sarà la consistenza parlamentare del nuovo soggetto, a cui manca ancora un nome ufficiale e un simbolo (l’ipotesi è che siano presentati entrambi proprio alla Leopolda di ottobre).
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PAM