di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – “Onorevoli colleghi, signor ministro, è il caso di dire in claris non fit interpretatio“, esordisce Sergio Rastrelli (FdI) al Senato, dialogando – per così dire – con Carlo Nordio. “Tutto si può dire in quest’aula, tranne che la sua relazione di oggi, oltre che completa ed esauriente, non sia stata chiara […] In qualche modo, signor ministro, lei ci ricorda Gandalf, lo stregone del Signore degli Anelli, che non era mai né in ritardo né in anticipo, ma arrivava esattamente quando doveva arrivare e lei, con la forza delle sue proposte, è arrivato nel momento giusto”.
Che bella settimana, dunque, per la giustizia (anzi, scusate: la Giustizia, ché del maiuscolo, leggendo i colleghi, va fatto un uso smodato): un ministro-stregone, il boss più ricercato finalmente nelle mani dello Stato, il commissario regionale della Democrazia cristiana contento (chissà come avrà festeggiato, cannoli?): “Oggi – a parlare è Totò Cuffaro – è una delle giornate più belle per Palermo e la Sicilia, la cattura di Matteo Messina Denaro rappresenta un momento storico che rimarrà scolpito nella memoria di tutti ed è una grande vittoria dello Stato, delle forze dell’ordine e di chi giornalmente, istituzioni e cittadini, lavora e opera contrastando il potere mafioso […] Ancora una volta il bene vince sul male“.
Che bellezza. Come non condividere allora le parole di Ivan Scalfarotto, senatore di Italia viva: “La Repubblica italiana ha sconfitto il terrorismo senza mai perdere le sue caratteristiche: se siamo riusciti ad avere una vittoria completa su quel fenomeno è proprio perché non abbiamo mai rinunciato a nulla di ciò che siamo“. Esattamente, Scalfarotto, esattamente. (Public Policy)
@VillaTelesio