di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Con colpevole ritardo, ovvero una settimana dopo i fatti, non posso non ricordare in questa rubrica il dibattito in aula alla Camera su Cristoforo Colombo e l’eredità culturale italiana negli Stati Uniti. Dibattito che si è presto intrecciato con temi quali la cancel culture, i nonni dei parlamentari, la negritudine e i manifesti elettorali. Insomma, nulla a che vedere con la noiosa esposizione draghiana dei compiti da fare a casa andata in onda questa settimana.
Freschezza, vivacità, italianità. Ascoltiamoli, i nostri eletti.
Massimo Ungaro (Italia viva):
“Colombo era un esploratore, non era un sovrano, non era un mercante di schiavi, non era un serial killer“.
Fucsia Fitzgerald Nissoli (Forza Italia):
“Voglio portare l’esempio della negritudine che è molto significativo e chiarissimo e che è confermato da rigorosa ricerca storico-scientifica. La negritudine è la rivendicazione sacrosanta dell’orgoglio dei popoli africani di essere neri, con la loro profonda spiritualità e con il loro grande anelito alla dignità e alla libertà […] Ma noi sappiamo che nella storia africana ci sono state situazioni terribili e dolorosissime in cui alcuni popoli neri schiavizzavano dei fratelli neri e li vendevano agli uomini bianchi con il fez, che erano gli arabi nordafricani. A causa di questa terribile piaga, i sostenitori della cancel culture dovrebbero cancellare tutta la negritudine e i suoi valori, ma questo significherebbe buttare via il bambino con l’acqua sporca, sarebbe fare un torto e un’ingiustizia a tutti i neri, sarebbe violenza”.
Paolo Formentini (Lega):
“Gli indigeni d’America sono nostri fratelli. Noi della Lega abbiamo portato per primi il dramma del genocidio dei popoli nativi americani nella politica italiana, e lo abbiamo fatto con un manifesto, un manifesto che forse è il manifesto di maggior successo del nostro partito, un manifesto sull’immigrazione incontrollata. Quindi, non contro gli indigeni d’America, non contro l’Indigenous Peoples’ Day, che è un giusto tributo a quei popoli che persero milioni di persone dopo l’arrivo degli europei, ma non deve esserci contrapposizione con la celebrazione dell’Italian-American Heritage, l’eredità degli italo-americani, una grande eredità”.
Infine Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), quello del Großraum:
“Il mio bisnonno Giovanni con i suoi figli andò negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso. Ma vorrei ricordare soprattutto mio nonno paterno Amilcare, che partì a 22 anni dal suo paese natale, Pontecorvo, per Napoli, si imbarcò su una nave – pensate un po’: una motonave che si chiamava Colombo – e sbarcò l’11 settembre 1923 a New York”. (Public Policy)
@VillaTelesio