di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – “Mi dispiace, ma non ci si comporta qui da lavandaie“. Capito, ministro Grillo? Parola di Jole, Jole Santelli, deputata di Forza Italia.
Siamo in aula alla Camera, si litiga per una faccenda di nomine, contronomine, noi siamo onesti e voi disonesti. Qui trovate tutto.
Al presidente Fico non va per nulla bene, non la faccenda ma le parole usate. E a Santelli dice: “Stigmatizzo la parola che ha usato”.
E lei: “Mi scuso per il termine. Il lavoro… Mi sembra che sia…un lavoro abbastanza importante, importante, ed è emerso”. Bene, Fico è contento: “Assolutamente sì, è chiaro questo”.
Chiarissimo. Ma l’intervento del ministro (e quello precedente dell’ex relatrice del provvedimento, Dalila Nesci, Movimento 5 stelle) non è piaciuto nemmeno agli altri. Per vari motivi, tra cui la grammatica.
“Rivendico – dice Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d’Italia – il diritto a non flagellare almeno l’italiano, dato che la moralità l’abbiamo già flagellata. Almeno l’italiano, almeno quello! Noi rimaniamo ‘attòniti’ – e non ‘attonìti’ – per una risposta che elude tutti i temi, per il silenzio imbarazzante, angosciante e aberrante della deputata Nesci, per la grammatica opaca della deputata Nesci, per quella che viene chiamata, nelle aule dei tribunali, la reticenza con cui la deputata Nesci evita di intervenire”.
La chiude Giuditta Pini (Pd), classe 1984: “La risolviamo facilissimamente, siamo in Parlamento per fortuna, non siamo in pescheria“. (Public Policy)
@VillaTelesio