di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Nella settimana in cui il centro del mondo – per il Governo italiano – è guardacaso l’Abruzzo (a proposito, ho una proposta: facciamo elezioni ogni settimana per ogni regione, vista la quantità di risorse, promesse e tempo che l’Esecutivo sta dedicando al tema), il Resocónto andrà controcorrente, se per corrente intendiamo l’attenzione italica per gli eventi in Medio Oriente, attenzione random tra un aperitivo a l’Aquila e un post indignato sul “dossieraggio”.
Ancor più controcorrente, riporterò le parole in aula alla Camera di Marco Grimaldi, dell’Alleanza Verdi Sinistra, ovvero gli unici – come ha spiegato David Allegranti su PP – che han votato no alla missione Aspides nel Mar Rosso, strettamente connessa alla guerra a Gaza.
“Nella notte fra sabato e domenica, durante un bombardamento israeliano su Rafah sono rimasti uccisi Wissam e Naeem, due gemelli di quattro mesi nati dopo dieci anni di tentativi da parte della mamma di restare incinta. Sono morti insieme al papà e a 11 parenti. A quasi cinque mesi dall’inizio della guerra, più di 30.000 palestinesi sono stati uccisi, di cui più di 12.500 bambini, circa 570.000 persone, un quarto della popolazione di Gaza, stanno morendo di fame e il 15,6 per cento dei bambini è sotto il livello minimo di nutrizione, prima era l’1 per cento”.
“L’Italia dovrebbe avere memoria, secondo noi, della sua politica di amicizia verso i palestinesi, condivisa a lungo da tutte le forze politiche – tutte! – e tutte le forze democratiche. Oggi, come allora, ricordiamo che Israele non ha il diritto di occupare i territori palestinesi, né di espandere le proprie colonie. Non ha il diritto di cacciare i palestinesi dalle loro case. E certamente non ha il diritto di massacrare decine di migliaia di persone, tenute prigioniere nella loro terra. Abbiamo da subito condannato, senza se e senza ma, l’atroce attacco di Hamas del 7 ottobre – senza se e senza ma! – che ha provocato 1.200 vittime e più di 200 persone prese in ostaggio. Con la stessa certezza, presidente, pensiamo che il diritto alla difesa di Israele non possa esercitarsi con la sopraffazione di un intero popolo. Invece di permeare il dibattito pubblico di sentimenti e passioni nefaste, di antisemitismo e anti-islamismo, dobbiamo tornare a fare politica e pretendere il cessate il fuoco e una pace giusta”.
E il no ad Aspides?
“Il mandato di Aspides prevede un’esplicita connessione con l’operazione Prosperity Guardian ed è, a tutti gli effetti, un’operazione militare che include incursioni nel territorio yemenita e attacchi preventivi contro gli obiettivi Houthi. Aspides avrebbe luogo nell’assenza di ogni serio tentativo, politico e diplomatico, di fermare il conflitto, quel conflitto, senza un mandato dell’ONU e senza che sia stata tentata un’azione diplomatica per proteggere davvero la navigazione. Quella che viene definita come una missione difensiva rischia, per noi, sul campo, in un contesto di guerra, di cambiare natura e di trasformarsi in un elemento di ulteriore escalation. Insomma, un rischio acuito dai bombardamenti statunitensi che, con una palese violazione della sovranità, hanno colpito addirittura obiettivi in Iraq. Escalation che non può che favorire quella globalizzazione del conflitto che molti attori desiderano”. (Public Policy)
@VillaTelesio