Resocónto – My name is questurino

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di Gaetano Veninata

ROMA (Public Policy) – My name is Tanino è un delizioso film del 2002 diretto da Paolo Virzì. È la storia di un ragazzo della provincia di Trapani, e delle sue peripezie negli Stati Uniti. Racconta molte altre cose, ma non è questo il punto. Il punto è: dire Tanino invece di Tano è un modo spregiativo di definire un Gaetano e dunque il ragazzo del film e dunque me medesimo?

Me lo chiedo perché si è aperto nel Paese un dibattito molto interessante sul termine “questurino”. Dibattito che nasce dalle parole, nel corso di una trasmissione televisiva, della filosofa Donatella Di Cesare: “Un ministro – ha detto riferendosi al titolare del Viminale Matteo Piantedosi – non può parlare come un questurino“. E qui casca l’asino (o gli asini, meglio).

Il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti, si è sentito infatti in dovere di intervenire: “Spiace dover ascoltare una stimata docente universitaria, una donna che tiene conferenze in prestigiose aule in Italia ed all’estero usare il termine ‘questurino’ in modo spregiativo ed ingiurioso durante una importante trasmissione televisiva […] Auspichiamo che alla professoressa venga ancora consentito di portare il proprio contributo nei dibattiti televisivi ma, crediamo, che prima debba porgere le sue pubbliche scuse per aver mancato di rispetto alle donne e gli uomini della Polizia di Stato che ha voluto bollare con tanto disprezzo come ‘questurini’“.

Meno permaloso, invece, lo stesso ministro dell’Interno: “Spesso vengo giudicato per essere un questurino, sappiate che ne sono orgoglioso di essere stato un funzionario dello Stato”, ha detto durante un’audizione al Senato*.

Tra Tanino e questurino sorge dunque un problemino: tocca offendersi o no? E perché non invitare alla festa linguistica anche un giudice, quello per le indagini preliminari di Crotone, tal Michele Ciociola, che nell’ordinanza emessa in occasione del naufragio di Cutro scrive: “Ha trovato tragica epifania quanto già in tante occasioni sfiorato e preconizzato. Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l’ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina”.

È lungi dall’ergersi, il gippino. (Public Policy)

@VillaTelesio

* Piantedosi ha anche detto: “Sono talmente capace di emozionarmi che lo faccio prima che le tragedie avvengano. Sono talmente emozionato che non ho bisogno delle tragedie”: ma questo meriterebbe un altro Resocónto.