di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Era una mattina di marzo, una classica mattina di noia e terrore, in quelle classi vecchie dove si resta imbambolati a guardare la polvere, a godersi la luce che entra dalla finestra, a pregare che no, non sarà quello il tuo giorno. Una mattina che si fece storia, in tutti i sensi, quando un mio compagno, alla domanda generica ma formulata in tono severo “mi parli di Mazzini”, rispose: “Mazzini? Mazzini….Mazzini. Beh, professore – e qui alzò il tono della voce, divenne quasi un grido – dalle Alpi alle Ande Mazzini sei grande!“. Risate della classe, faccia severa del professore, ma nessun ferito.
Come una madeleine, il senatore Maurizio Gasparri mi ha riportato al liceo. Un liceo senza professori, un liceo di alunni eletti: “Senza voler fare una lezione di storia – non ho questa presunzione, come altri, ma qualche libro è bene leggerlo ogni tanto – il caso più recente che tutti ricordiamo è la guerra di Crimea che, nel 1861-63, vide impegnato il Regno di Piemonte, non essendo ancora l’Italia unita“.
La diatriba social con Carlo Calenda rientra nell’ordinaria cronaca: “Oggi Gasparri, in risposta al mio intervento, ha voluto mostrare la sua profonda conoscenza della storia moderna, citando la famosa guerra di Crimea del 1861. Il busto di Cavour è caduto dal piedistallo“. Gasparri “è parlamentare da 20 anni ma non conosce la data dell’Unità d’Italia. Poi ditemi che non abbiamo un problema di istruzione in questo Paese”.
“Sono lieto – ha avuto la forza e il coraggio di replicargli il senatore di Forza Italia – di avere costretto Carlo Calenda ad aprire un libro per scoprire cosa fosse stata la guerra di Crimea a cui partecipò il Regno di Sardegna. Ma forse si è limitato a consultare Wikipedia. Lui i libri non sa manco cosa siano”.
Ah, Gasparri. (Public Policy)
@VillaTelesio