Resocónto – Vogliamo parlare di Bruto

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di Gaetano Veninata

ROMA (Public Policy) – “Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”: lo potrebbe dire il Governo (forse), Matteo Salvini (altamente probabile), il Movimento 5 stelle (probabile).

Chi invece si sente in forma – nonostante le inchieste e le polemiche sul suo partito – è Fabio Rampelli, esponente di punta di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera, romano, romanissimo: “Siamo qui a sotterrare Cesare, non a lodarlo – dice in aula a Montecitorio durante l’esame delle mozioni su Alitalia – È stata l’orazione funebre di Marco Aurelio dopo l’uccisione di Giulio Cesare e sembra simile alla scena che ci state prospettando. Sono passati ben quattro mesi dalla formalizzazione di questa mozione e molte cose sono rimaste, ahimè, identiche. Noi non vogliamo commemorare Alitalia. Fatelo voi, che confabulate lì. Noi sveliamo chi l’ha uccisa. Vogliamo parlare di Bruto. Tu quoque, Brute, fili mi! furono le parole del condottiero romano prima di accasciarsi. La compagnia aerea, trafitta, appunto, dallo Stato, che si solleva e vede il Governo nascondere la mano dopo le 23 coltellate. Anche l’Europa e le altre Nazioni predatrici brigano per prendersi il traffico aereo italiano. È un processo, sì, ma prima di commentare la sentenza, ingiusta, a cui volete condannarlo, vorrei descrivere l’imputato: ecco, Alitalia, la vostra vittima”.

Un altro fratellino, Andrea De Bertoldi, stavolta al Senato, ricorda ai colleghi che “il Parlamento non può essere ostaggio di nessuno; non siamo mai stati a favore dei regimi autoritari e siamo i primi che sostengono la democrazia e la libertà. Vogliamo tutti insieme che non si arrivi non al partito unico, ma addirittura al leader unico, a colui o a coloro che nelle segrete stanze decidono le sorti di questo Paese. Non è accettabile. Viva la libertà”.

Applausi convinti dei colleghi del partito con la fiamma nel simbolo. E da parte nostra tanti saluti, da Roma. (Public Policy)

@VillaTelesio