Rinnovabili, economia circolare, acqua pubblica: parla De Santoli

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di Valentina Pigliautile

ROMA (Public Policy) – Semplificare l’iter per le rinnovabili, ma anche rendere strutturale la misura del Superbonus (da estendere alle imprese, ma con un progressivo décalage). E ancora: puntare all’economia circolare e incrementare gli investimenti nel settore idrico per evitare gli sprechi. A parlare delle principali misure in campo energetico e ambientale all’interno del programma M5s, è Livio De Santoli, pro-rettore alla Sostenibilità dell’Università La Sapienza di Roma e presidente del Coordinamento Free-Fonti rinnovabili efficienza energetica.

De Santoli, in corsa alla Camera con il Movimento 5 stelle, è capolista del primo collegio plurinominale della circoscrizione Lazio 1, e candidato per un collegio uninominale nella stessa regione.

D. Professore, nel programma del Movimento 5 stelle si parla di “sburocratizzazione per favorire la creazione di impianti di energia rinnovabile”. Ma come realizzarla?

R. Con semplificazioni reali, perché quelle fatte finora si sono rivelate dei palliativi. Ci troviamo in una situazione deficitaria: il nostro Paese per autorizzare un impianto di fonti rinnovabili impiega mediamente cinque o sei anni, quando l’Europa ne richiede due. Inoltre, ci sono esempi di veti posti al ministero della Cultura dalle soprintendenze che sono inaccettabili: nessuno vuole aggredire le aree tutelate, però su tutte le altre, non tutelate, deve essere possibile intervenire.

D. Sul fronte delle rinnovabili, un altro punto del vostro programma è il “Superbonus energia imprese”. In che modo sarà articolato?

R. L’Enea ha dichiarato che ad agosto sono stati superati i 47 miliardi di detrazioni, con un trend in aumento degli investimenti. Il Superbonus ha permesso di rilanciare soprattutto il settore delle costruzioni – che ne ha avuto un grande beneficio – ma anche di riqualificare tanti edifici del patrimonio edilizio con vantaggi dal punto di vista energetico. Questo ci fa credere che non solo il Superbonus funzioni, ma che questa misura possa essere opportunamente migliorata e resa strutturale su base decennale. Più in avanti, magari, non si parlerà più del 110%: è prevista, infatti, una fase di décalage.

D. Con la crisi energetica è tornato sul tavolo il tema del nucleare, in particolare quello di nuova generazione. Perché siete contrari?

R. Io non sono contrario al nucleare, ma alla sua operatività. Non è pensabile realizzare centrali nucleari sul nostro territorio nei prossimi 5, 6 o 7 anni. Il nucleare di quarta generazione, per giunta, non è ancora sviluppato. Anche con nuove tecnologie particolari in campo, si tratterebbe comunque di nucleare con delle scorie, seppur probabilmente ridotte. Il nucleare pulito è quello ottenuto dalla fusione, che richiede altre tempistiche. Io sono tra quelli che ritengono necessario fare ricerca sul nucleare, così da avere tra vent’anni, una tecnologia italiana, lavorando sui costi che, al momento, sono quattro volte maggiori di quelli previsti per le fonti rinnovabili. Ora dobbiamo concentrarci sulle rinnovabili per raggiungere gli obiettivi europei.

D. Come soluzione a breve termine si parla anche dei rigassificatori.

R. La fase di transizione che ci attende è innegabile ma deve garantire certezza dei tempi. I rigassificatori previsti vanno fatti ormai, ma in una maniera virtuosa, con oneri di compensazione adeguati al territorio. A Piombino c’è un’acciaieria che da decenni non funziona e che ha bisogno di un piano industriale serio. Mi aspettavo che gli oneri di compensazione puntassero a questo.

D. Come tenere insieme transizione ecologica e sostenibilità sociale? 

R. L’innovazione da fonti rinnovabili favorisce l’occupazione più delle fonti fossili: il rapporto è di 1:3. Inoltre, la crisi energetica dimostra che se già 10 anni fa avessimo fatto una modifica del mercato elettrico coerente con lo sviluppo delle rinnovabili, già ora avremmo potuto risparmiare.

D. Sul fronte dei rifiuti, siete stati chiari sul no a nuovi inceneritori. Quali altre vie d’uscita ci sono? 

R. L’economia circolare propone quello che dice l’Europa. Che prevede intanto di escludere la discarica, con delle chiare priorità. Prima evitare i rifiuti: ovvero poter innanzitutto recuperare, riutilizzare, riparare e poi riciclare. Solo se si sono fatti tutti questi passi prima, quanto di marginale rimane, arriva alla discarica. A Roma siamo ancora al 40% di raccolta differenziata, ma la termovalorizzazione è l’ultima possibilità – marginale – che l’Europa prevede.

D: Tra le misure bandiera del M5s c’è la legge sull’acqua pubblica. È ancora possibile, in una fase di crisi idrica e di misure anti-spreco?

R: In effetti c’è bisogno di investimenti per reti e invasi per non sprecare acqua, dando una linea di condotta sui comportamenti. Di questo lo Stato deve farsi carico. Anche se l’approccio deve essere integrale. Il cambiamento che è in atto si supera solo con un nuovo atteggiamento culturale, che richiede di integrare i vari obiettivi fra di loro. (Public Policy)

@_ValPigliautile