Se la politica parla di Sanremo a urne aperte

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Sanremo è dunque finito, quindi la politica può tornare a parlare di sé stessa. Nella settimana aristoniana, il centrodestra si è occupato di quel che veniva detto o non detto sul palco del festival, a partire da Matteo Salvini che ha avviato una sorta di direzione artistica ombra in parallelo a quella ufficiale per poi proseguire con il botto finale: l’ira di Giorgia Meloni per l’eccesso di politicizzazione. Il risultato è che il resto della vita politica è rimasto seppellito non tanto da Sanremo quanto dalla classe dirigente che se n’è occupata insistentemente. Per dire, il governo ha parlato più di canzoni che di elezioni regionali. Da ieri si vota in Lombardia e nel Lazio, un voto tutt’altro che secondario ma – ci dice la partecipazione – poco partecipato. Alle 23 di ieri sera aveva votato soltanto il 31,76 per cento degli elettori in Lombardia e il 28,63 per cento nel Lazio. L’assenza di un dibattito approfondito sui media potrebbe aver contribuito a non rendere molto interessanti le elezioni lombardo-laziali. E dire che molto è in gioco (si vota ancora oggi fino alle 15). “È un’elezione importante, quindi spero che l’affluenza sia adeguata a una scelta come quella che si deve fare per Regioni così strategiche per una nazione. Quindi andate a votare”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, evidentemente preoccupata per la scarsa affluenza.

Al netto di Sanremo, comunque, si è arrivati a queste elezioni regionali con il clima di sospensione innescato dalla vittoria elettorale della destra-centro alle Politiche del 25 settembre. Quindi sembra essere più interessante vedere che cosa succede all’interno delle singole coalizioni. Lega e Forza Italia alleati-competitor in Lombardia per dimostrare di essere ancora politicamente vivi e vegeti grazie ad Attilio Fontana. Fratelli d’Italia decisi a dimostrare che è stato giusto essersi impuntati nel Lazio su Francesco Rocca. Due candidature che non sembrano entusiasmare tutta la coalizione, ma la destra-centro non poteva fare diversamente. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sperano di ottenere un risultato utile a difendere il fortino elettorale al Nord. Ma queste regionali sono elezioni interessanti e le loro ricadute politiche superano il valore della specifica competizione locale. Sono utili appunto a capire lo stato di salute delle due coalizioni, che hanno problemi differenti (anche al loro interno). Nella destra-centro Berlusconi è preoccupato soprattutto che la coalizione non si sposti troppo a destra, Salvini cerca invece di recuperare la leadership dell’alleanza senza troppa convinzione. Ma queste regionali servono anche alle opposizioni. Il Terzo Polo, che in Lombardia punta su Letizia Moratti nientemeno, lasciando inquieto Berlusconi che avrebbe voluto candidarla lui, mentre Pd e M5s procedono in ordine sparso. In Lombardia sono alleati a sostegno dell’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, nel Lazio – il celebre Lazio dell’esperimento bettinian-zingarettiano – sono divisi. Pd e Terzo Polo presentano Alessio D’Amato, assessore alla Salute, mentre il M5s candida Donatella Bianchi, giornalista, ex presidente del Wwf. Le ragioni della separazione le abbiamo già raccontate qui su Public Policy, adesso resta da capire quale sarà stata la scelta politicamente giusta: da soli o accompagnati? Il Pd, peraltro, gioca una partita doppia. Essendo prossimo alle primarie del 26 febbraio, il partito che fu di Veltroni, Bersani, Renzi, Letta e Zingaretti è alla ricerca di spunti per ricostruire sé stesso. L’intreccio di regionali, dibattito congressuale e primarie sembra aver portato più visibilità a un partito senza identità, ma senza esagerare. Anche perché l’esito potrebbe essere scontato: la sfida sarà fra Stefano Bonaccini e Elly Schlein, con il primo per ora in vantaggio sulla seconda. La commissione nazionale per il congresso del Partito democratico ha comunicato che per il momento hanno votato 45.430 iscritti (le urne si chiudono oggi in tutta Italia tranne nel Lazio e in Lombardia, che voteranno fino al 19 febbraio). I primi due classificati andranno al ballottaggio con le primarie del 26 febbraio, che saranno aperte anche ai non iscritti. Per ora, comunque c’è in testa Stefano Bonaccini al 52,54% con 23.867 voti, Elly Schlein al 34,99% con 15.898 voti, Gianni Cuperlo al 7,83% con 3.556 voti e Paola De Micheli al 4,64% con 2.109 voti. Sanremo sembra essere lontano un po’ per tutti.

(Public Policy)

@davidallegranti