ROMA (Public Policy) – Si avvicina la riforma del Senato. Dal premier Matteo Renzi alla ministra per le Riforme Maria Elena Boschi sono in molti ad annunciare che il testo del ddl costituzionale sul quale iniziare l’esame parlamentare dovrebbe essere pronto entro la fine della prossima settimana. Per la stesura – nonostante una bozza sia presente sul sito del governo – si attendono la riunione del gruppo Pd al Senato (fissata per oggi alle 16), l’opinione dei sindaci (che il premier dovrebbe incontrare),quella della conferenza Stato-Regioni e la riunione della direzione Pd della prossima settimana. Ma non solo perché come per l’Italicum – riferiscono fonti di Palazzo Chigi – “la sintesi delle proposte deve essere condivisa sia dai partiti che compongono la maggioranza che da Forza Italia“.
Ma anche perché all’interno della maggioranza arrivano i primi paletti: “Nelle parole dette fino a questo momento da Renzi sull’abolizione del Senato – spiega a Public Policy un senatore Ncd – ci sono tanti problemi costituzionali”. Quindi le prime difficoltà potrebbero nascere proprio con l’alleato numero uno del governo Renzi. Il Nuovo centrodestra ha infatti già presentato al Senato un ddl costituzionale per riformare il bicameralismo.
La proposta però non assomiglia a quella annunciata più volte dal premier. “Probabilmente – continua la fonte Ncd – la distanza nella maggioranza si ridurrà a due elementi: la natura elettiva dell’organo e la riduzione dei parlamentari. Su questo non è sicuro che troveremo un accordo. Bisogna riflettere – prosegue – se è opportuno affidare a personale proveniente dagli organismi territoriali il Senato”. Quella prospettata da più parti nel Pd “è una Camera delle autonomie che dovrebbe legiferare sui problemi delle Regioni stesse; ma ha senso mettere le stesse persone che sono state già elette nelle autonomie ad autocontrollarsi, a legiferare su loro stessi a livello nazionale?”.
Quello che propone Ncd è invece “una Camera delle autonomie nominata dal popolo”. Nel ddl depositato infatti da Ncd si prevede l’elezioni di soli 100 senatori, a cui dovranno aggiungersi i rappresentanti delle Regioni“. Ncd chiede contestualmente alla riduzione del numero dei senatori anche un taglio dei deputati: meno 200. “Se il problema – dice una fonte Ncd – è dare un segnale forte la nostra proposta comunque prevede di togliere 200 senatori e altrettanti deputati”. Per un altro senatore alfaniano l’abolizione del Senato targata Pd “è una cosa strana”.
Perché così “come l’ha descritta Renzi” e come contenuta nella bozza di ddl “pubblicato sul sito di Palazzo Chigi” la Camera delle autonomie “non è un organo costituzionale, ma una specie di dopo lavoro”. Al momento, a Palazzo Madama, sono tre le proposte presentate: quella di Ncd, un’altra a prima firma Roberto Calderoli (Lega) e un ddl a firma dell’ex M5s Francesco Campanella.
VERSO CONGELAMENTO ITALICUM. PRIMA BICAMERALISMO
Rimane il nodo sulla calendarizzazione al Senato della legge elettorale, già approvata dalla Camera. A quanto si apprende da fonti Pd, probabilmente l’Italicum sarà congelato per un po’, in attesa dell’approvazione in prima lettura al Senato della riforma del bicameralismo. “Decidere o meno di calendarizzare la legge elettorale è irrilevante – dice un senatore di Ncd – perché se facciamo una legge che vale solo per la Camera mi pare ovvio che debba essere approvata dopo la riforma del Senato.
Il punto – aggiunge – non è tanto la tempistica in astratto, ma che per serietà non possiamo approvare una riforma elettorale che entra in vigore solo per la Camera, se prima non spieghiamo al mondo che almeno c’è un accordo di maggioranza su come andrà fatta la riforma costituzionale“.
Anche Scelta civica vorrebbe mettere in stand by l’Italicum: “Mi sembra la cosa più logica da fare – ha detto a Public Policy la senatrice Linda Lanzillotta – non si può approvare una riforma a metà”. Più possibilista il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto (Pd): “In entrambi i casi (esaminare prima l’abolizione del Senato e dopo la riforma elettorale o viceversa; Ndr) pro e contro si bilanciano”. (Public Policy)
SOR