di Francesco Ciaraffo
ROMA (Public Policy) – La maggioranza tenta il blitz sulle spiagge provando a rimandare, praticamente sine die, le gare sulle concessioni. I relatori del provvedimento, Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega), con l’accordo dei gruppi, hanno predisposto una bozza di emendamento che rinvia le gare di cinque anni dal termine della mappatura dei beni pubblici. Ma quando arriverà questa mappatura? Difficile dirlo. E’ di conseguenza praticamente impossibile stabilire un termine ultimo per l’indizione delle gare.
Il ddl approvato dal Governo, infatti, prevede – “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore” del ddl Concorrenza – l’emanazione di un dlgs “per la costituzione e il coordinamento di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori, tenendo conto delle esigenze di difesa e sicurezza”. I criteri direttivi elencano poi una serie di informazioni sul sistema informativo, come “l’ambito oggettivo della rilevazione, includendo tutti gli atti, i contratti e le convenzioni che comportano l’attribuzione a soggetti privati o pubblici dell’utilizzo in via esclusiva del bene pubblico” e l'”identificazione dei destinatari degli obblighi di comunicazione continuativa dei dati, in tutte le amministrazioni pubbliche”. Insomma, una serie di informazioni propedeutiche alla composizione della mappatura più che alla definizione della stessa.
Era poi intervenuto un emendamento del Governo allo stesso ddl approvato da Chigi che – anche per rispondere a una sentenza del Consiglio di Stato che impone la scadenza di tutte le concessioni entro il 2024 – ha previsto la scadenza delle concessioni in essere al 31 dicembre 2023 e quindi le gare.
La proposta su cui lavora la maggioranza e che è stata condivisa ieri con i gruppi, stabilisce al 31 dicembre 2023, il termine entro il quale i Comuni e le Autorità di sistema “predispongono le modalità per l’avvio delle procedure ad evidenza pubblica in riferimento alle aree demaniali libere e concedibili, prive di concessione in essere”.
Ma le gare dovrebbero scattare, come detto, solo “al termine della mappatura”, fissando “un congruo periodo di cinque anni” per le procedure di evidenza pubblica. Non prevedendo un termine ultimo per l’indizione della gara, nè stabilendo un termine certo per la messa a punto e pubblicazione della gara, è di conseguenza indefinibile il momento certo della gara stessa.
Al momento, il testo non risulta ancora condiviso con il Governo che aveva stabilito il termine di durata delle attuali concessioni al 31 dicembre 2023. E prosegue anche il lavoro informale tra i gruppi anche se al momento non sono fissate nuove riunioni di maggioranza. Quello sui balneari è l’ultimo nodo da sciogliere tra i vari punti controversi del ddl. Per iniziare a votare gli emendamenti in commissione Industria al Senato si aspetta di arrivare ad un accordo di maggioranza complessivo, quindi anche sulle spiagge. Non è escluso che l’inizio dei voti in commissione slitti ancora e non prenda il via nemmeno domani.
FRA