Suicidi in carcere, la strage continua

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – “Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti”, diceva lo scorso 18 marzo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel frattempo i detenuti che si sono tolti la vita in carcere sono diventati trenta. Una strage che facilmente rischia di superare il triste record del 2022, quando i suicidi fra i ristretti furono 84. Per questo, per provare a sensibilizzare la pubblica opinione, ma soprattutto la politica, la conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale ha organizzato per questo giovedì, 18 aprile, una giornata di mobilitazione nelle città.

“Ormai non si fa più in tempo ad enumerare i casi di suicidio che si è subito costretti ad aggiornarne l’agghiacciante elenco. È uno stillicidio insopportabile, al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione. E dunque, è più che mai doveroso analizzare e decifrare il drammatico fenomeno del sovraffollamento carcerario, ribadendo, ancora una volta, con forza l’impellente necessità di interventi urgenti”, dice la conferenza dei garanti.  La maggioranza dei detenuti vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo durante le ore d’aria: “Questo rappresenta, senza dubbio, una patente violazione dei principi e delle garanzie riconosciute dalla nostra Carta costituzionale e dall’Ordinamento penitenziario. Tale situazione non è insuperabile. È necessario riempire di senso, il tempo della detenzione, offrendo più attività ‘trattamentali’ (culturali, lavorative, sportive e ricreative). Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con l’aumento dei colloqui, delle telefonate, delle videochiamate”, dicono i garanti.

“Si sottolinea, altresì, l’assoluta necessità di personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza. È necessario un maggior numero di misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed efficace la Giurisdizione di Sorveglianza, anche destinando maggiori risorse. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione. Chiediamo, dunque, a tutti i parlamentari norme specifiche ed urgenti, e al ministro di Giustizia provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del presidente della Repubblica che ha sollecitato: ‘interventi urgenti, anche per tamponare l’emergenza’. Così come sollecitiamo i parlamentari (nazionali ed europei), i consiglieri regionali e comunali e gli stessi magistrati di sorveglianza a visitare le carceri con maggiore continuità e frequenza”.

Pochi giorni fa il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato un decreto che prevede, per quest’anno, l’assegnazione di 5 milioni di euro all’amministrazione penitenziaria. Soldi destinati al “potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione. Più che raddoppiato lo stanziamento annuale di bilancio destinato alle finalità di prevenzione del fenomeno suicidario e di riduzione del disagio dei ristretti”, ha detto lo stesso ministro.

Tuttavia, per il filosofo del diritto Emilio Santoro, fondatore de L’Altro diritto, si tratta di una goccia nel mare: “È poco più di un ritorno all’assistenza psicologica di un anno fa. L’amministrazione penitenziaria pagava gli psicologi pochissimo, per cui solo quelli che non avevano altre alternative andavano a lavorare in carcere. Per ovviare a questa situazione il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ndr) ha alzato il compenso orario degli psicologi, ma non aumentando il budget. Per cui il risultato era una netta diminuzione di ore di assistenza. A partire dal 1 febbraio 2024 il compenso orario spettante agli psicologi penitenziari è passato da 17,63 a 30 euro lordi, oltre Iva e oneri previdenziali, quindi quasi raddoppiato. Quindi il raddoppio (o poco più) del finanziamento sostanzialmente evita la riduzione del sostegno psicologico più che aumentarlo”.

Per Antigone si tratta di risorse “fondamentali per migliorare l’assistenza psicologica nelle carceri che, dai dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, era riconosciuta nel limite di 20 ore ogni 100 persone recluse, per quanto riguarda gli psicologi, 10 ore ogni 100 persone recluse, per quel che concerne gli psichiatri (operatori in forza alle Asl). Ma non è l’unico provvedimento che può bastare. C’è bisogno di garantire una disponibilità maggiore di attività, che siano lavorative, formative, culturali. Le giornate delle persone detenute vanno riempite e non passate sdraiati sul letto a guardare il soffitto o a passeggiare per la sezione. Vanno inoltre garantiti i contatti con l’esterno, liberalizzando le telefonate e andrebbe dato seguito alla sentenza della Corte Costituzionale in merito al diritto all’affettività, prevedendo nelle carceri anche luoghi dove siano possibili colloqui intimi”.

Durante i presidi organizzati dai vari garanti territoriali per questo giovedì, verranno letti i nomi delle persone che si sono suicidate in carcere nel 2024 e ricordati gli agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita negli ultimi mesi. (Public Policy)

@davidallegranti