di Francesco Ciaraffo
ROMA (Public Policy) – Sarà un decreto interministeriale, con l’accordo delle Regioni, a definire “la riduzione progressiva vincolante, in termini quantitativi, di consumo del suolo a livello nazionale”.
A scriverlo sarà il ministero delle Politiche agricole, ma servirà il concerto dell’Ambiente, dei Beni culturali e dei Trasporti. Il decreto è adottato entro un anno dall’entrata in vigore della legge ed è sottoposto a verifica ogni 5 anni.
È il fulcro del ddl Consumo suolo approvato dalle commissioni Ambiente e Agricoltura alla Camera. Quello del ddl è stato un iter lungo anche se caratterizzato da numerose ‘pause’.
Il testo approvato non è più quello presentato dall’ex ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, a febbraio 2014 (erano i tempi del governo Letta), ma quello frutto di un nuovo testo base ulteriormente modificato da numerosi emendamenti.
Questo il contenuto del provvedimento atteso all’esame dell’aula il 26 aprile:
L’OBIETTIVO
“Il riuso e la rigenerazione urbana, oltre alla limitazione del consumo di suolo, costituiscono princìpi fondamentali della materia del governo del territorio’, si prevede tra le finalità del provvedimento. Per questo ‘il consumo di suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistono alternative consistenti nel riuso delle aree già urbanizzate e nella rigenerazione delle stesse”.
“Nell’ambito delle procedure di valutazione d’impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e di verifica di assoggettabilità delle opere pubbliche e di pubblica utilità diverse dalle infrastrutture e dagli insediamenti produttivi strategici e di preminente interesse nazionale, ai sensi della normativa vigente, l’obbligo della priorità del riuso e della rigenerazione urbana comporta la necessità di una valutazione delle alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo”, si prevede ancora tra i principi del ddl.
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@fraciaraffo