“Superare la Fornero si può”, parola di Costanzo (M5s)

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di Francesco Ciaraffo

ROMA (Public Policy) – Se fosse eletta (e ci sono molte possibilità che accada) vorrebbe entrare in commissione Lavoro. Per questo abbiamo scelto di fare una chiacchierata con Jessica Costanzo, candidata M5s in Piemonte alla Camera, su pensioni e Jobs act.

Si presenta come capolista nel listino della provincia di Torino e ha lavorato per molti anni nello staff del Movimento in Regione Piemonte. Tra le sue priorità, lo sblocco del turnover.

D. Partiamo dalle pensioni. Proponete il ‘superamento’ della riforma Fornero. Secondo molte previsioni, però, tornare indietro avrebbe un impatto insostenibile per i conti pubblici. È un obiettivo raggiungibile?

R. Il costo della contro-riforma è di circa 7,5-8 miliardi l’anno. Noi proponiamo come copertura alcune misure di spending review, per 4 miliardi, e la revisione di alcune tax expenditures, per 6,5 miliardi.

D. E come immaginate il post Fornero?

R. Noi proponiamo la messa a regime di “quota 41”, la soglia di 41 anni di contributi per uscire dal lavoro, e “quota 100”, cioè la somma tra età e contributi.

D. Ma ci sono interventi possibili sulla Fornero?

R. Per noi serve stoppare il meccanismo di adeguamento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. E occorre allargare la platea dei mestieri usuranti, soprattutto quelli nell’ambito della cura e tra le figure mediche. Per questo pensiamo a un osservatorio permanente proprio sui lavori usuranti.

D. L’ultima legge di Bilancio ha previsto proprio una commissione tecnica con Istat, ministeri, Inps, Inail, sindacati per approfondire il tema. Non basta?

R. È un buon inizio, ma occorre ampliarne le funzioni.

D. Prima dell’ultima manovra si è parlato delle pensioni dei giovani, ma poi interventi concreti non sono stati decisi. Per voi è un argomento in agenda?

R. La priorità è sul sistema attuale, ma nel corso della legislatura dovremmo occuparcene. E come priorità ci sarà lo sblocco del turnover per permettere ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. Poi pensiamo anche di prevedere un quadro di regole finanziarie e organizzative per le casse previdenziali private con lo scopo di uniformarle alle altre.

D. Passiamo al capitolo lavoro. Nel vostro programma non si fa cenno al Jobs act, che è uno dei simboli del Governo Renzi e una delle riforme a cui il M5s si è opposto. Perché?

R. Se vediamo il Jobs act come un pacchetto di leggi, c’è da dire che in alcuni ambiti sono stati approvati anche emendamenti del M5s. Quindi, in alcune parti, come sul lavoro autonomo, si tratta solo di estendere delle tutele. Su altri ambiti, come l’articolo 18, occorre intervenire. E penso a una sua reintroduzione.

D. Ma lei pensa all’articolo originale dello Statuto dei lavoratori o a quello rivisto negli anni?

R. Penso alla versione post Fornero, più soft rispetto a quella degli anni ’70. L’obiettivo è creare un mondo del lavoro meno precario ma più flessibile. Non si può considerare il fatto che oggi non si trova un posto di lavoro a 18 anni e rimane quello fino a 60. C’è un aggiornamento continuo e, di conseguenza, è più flessibile la possibilità di assumere e si creano più opportunità di carriera per il lavoratore, magari cambiando carriera.

D. C’è poi il capitolo ‘tempo determinato’. Credete di intervenire su questo?

R. Pensiamo che serva reintrodurre la causalità. E vogliamo anche proporre un’indennità per il lavoratore in caso di proroga o rinnovo del contratto, quindi una sorta di aumento di stipendio in caso di continuazione del rapporto.

D. Un altro simbolo dei Governi degli ultimi anni sono stati gli sgravi contributivi per favorire l’occupazione. Sono stati utili?

R. L’obiettivo era la stabilizzazione dei lavoratori, ma abbiamo visto che è questa stata altalenante. Ultimamente il tasso di occupazione è aumentato, ma è altamente precario. Per noi è fondamentale abbattere il costo del lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale in modo strutturale.

D. Come?

R. Attraverso la riduzione della componente Inail e intervenire sugli scaglioni Irpef. Proponiamo, infatti, un’estensione della no tax area da 8mila a 10mila euro e la revisione degli scaglioni per le varie fasce contributive, importanti soprattutto per quelle centrali, cioè il ceto medio, portando quella al 27% al 23% e quella al 41% al 37%. (Public Policy)

@fraciaraffo