Le grane di Meloni si chiamano Superbonus e Berlusconi

0

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – La vittoria alle elezioni regionali in Lombardia e Lazio di una settimana fa ha rafforzato la coalizione di destra-centro, segnando però alcuni punti di differenza fra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Giorgia Meloni, unica vera vincitrice dal 25 settembre in poi, ha una stringente necessità: disinnescare Silvio Berlusconi.

Il leader di Forza Italia l’ha fatta grossa con quella sua sortita su Zelensky, beccandosi anche la dura reprimenda del Governo ucraino. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, ha detto che “le accuse insensate di Berlusconi contro Zelensky sono un tentativo di baciare le mani di Putin, insanguinate fino ai gomiti. Un tentativo di dimostrare la sua lealtà al dittatore russo”. Berlusconi è un problema anche per il Governo italiano, tant’è che i meloniani più fedeli si sono affrettati a precisare che l’ex presidente del Consiglio parla a titolo personale. I più accaniti sostenitori di Berlusconi sono, è un paradosso, i post-comunisti. Da Vauro (“Se fosse qui Silvio Berlusconi, io bacerei in bocca Silvio Berlusconi. Ha detto una sacrosanta verità”) a Piero Sansonetti (“Ha ragione da vendere”).

Come se non bastasse, è appena scoppiato anche il caso Superbonus. Meloni ha deciso che oltre cento miliardi di euro per i bonus edilizi erano troppi e quindi ha bloccato le cessioni del credito e lo sconto in fattura. “A ogni italiano il superbonus è costato 2.000 euro”, ha detto Meloni. “Quando spende lo stato non è nulla gratis”. “Il costo totale” dei crediti del superbonus “attualmente è di 105 miliardi di euro. Ora dobbiamo cercare soluzioni per evitare il tracollo di migliaia di aziende”. “Ora dobbiamo difendere bilancio pubblico”. Sul superbonus “ci sono state moltissime truffe, circa 9 miliardi di euro di truffe”. “Convocheremo tutte le associazioni per chiedere come possiamo aiutarle e per mettere tutto su un binario sensato”, ha aggiunto la presidente del Consiglio. “Se lasciassimo il superbonus così com’è non avremmo i soldi per fare la finanziaria. Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito”, ha spiegato Meloni.

Forza Italia non è rimasta per niente contenta della decisione, presa a quanto pare senza dare puntuali comunicazioni, e ora chiede correzioni al decreto. I problemi con Berlusconi insomma sembrano destinati ad aumentare. Non solo sul piano internazionale, dove invece Meloni inizia a incassare aperture di credito. Anche il New York Times non ne parla male, ricordando che dopo lo sbarco a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, la sinistra aveva iniziato a suonare l’allarme per la democrazia italiana, l’Unione europea si stava preparando a considerare l’Italia un paese alla stregua di Ungheria e Polonia e gli investitori internazionali erano preoccupati. Ma Meloni, dopo oltre 100 giorni di Governo, “ha dimostrato di essere meno prevedibile. Ha mostrato lampi di rabbia nazionalista, suscitando timori in patria e all’estero che una svolta autoritaria rimanga appena dietro l’angolo. Ma finora, ha anche governato in maniera meno ideologica e più pragmatica”m ha detto il quotidiano statunitense.

Rimane sempre il problema di qualche suo compagno di Governo, come Berlusconi appunto, ma in sostanza – dice il New York TimesMeloni non è la irriducibile fascista che tutti pensavano fosse. Per questo adesso potrebbe anche puntare alla costruzione di un autentico partito conservatore. Un partito che solo Meloni può realizzare. Intanto però, le ha consigliato Giovanni Orsina su HuffPost, dovrebbe “cominciare a pensarsi non più come un underdog, ma come una donna politicamente molto fortunata alla quale è stata data un’occasione unica. Di abbandonare del tutto l’atteggiamento che ancora ha, e che le viene dalla cultura politica del ‘polo escluso’, e di attingere piuttosto al notevole coraggio che ha sempre dato prova di avere per alzare il livello dell’iniziativa politica. Di attaccare di più e difendersi di meno, insomma”. L’epoca dell’autoghetizzazione dovrebbe finire, insomma. Ma per passare alla fase dell’egemonia culturale, la destra-centro dovrebbe farla finita anche con le sortite alla Gennaro Sangiuliano sul “Dante di destra”. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)