Superbonus tre anni dopo: proseguono scontri e scaricabarile

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Il duello fra Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti su superbonus e retroattività ha aumentato le tensioni già presenti all’interno della maggioranza di governo in vista delle elezioni europee. Elezioni che peraltro sono lo sfondo politico di questo scontro; non bisogna dimenticare, infatti, che Forza Italia e Lega sono impegnate in un serrato confronto che le vede testa a testa nei sondaggi.

Nel merito entrambi i ministri hanno delle ragioni, ma bisogna precisare che, dal punto di vista giuridico, il caso non c’è: “Non è vero che nel nostro ordinamento giuridico le leggi non possono essere retroattive”, dice il costituzionalista Salvatore Curreri: “Il principio di irretroattività è sancito dall’art. 25.2 Cost. in riferimento alle sole leggi penali sfavorevoli perché ‘nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso’”. Per il resto il divieto di retroattività “rappresenta pur sempre una regola essenziale del sistema cui (…) il legislatore deve ragionevolmente attenersi, in quanto là certezza dei rapporti preteriti costituisce un indubbio cardine della civile convivenza e della tranquillità dei cittadini” a meno che però ci sia “una effettiva causa giustificatrice” (C. cost. 155/1990) sottoposta ad uno stretto controllo della stessa Corte costituzionale. “Quindi per quanto eccezionali le leggi retroattive sono possibili”, dice ancora Curreri: “E quella sul super bonus, per limitarne gli effetti devastanti sul bilancio pubblico, lo è”.

C’è però un problema politico, osserva il costituzionalista Stefano Ceccanti: “Da una parte c’è il principio di affidamento del cittadino verso lo stato. Dall’altra ci sono le esigenze di stabilità di bilancio. Spalmare su un numero più alto ma non altissimo di anni mi sembra ragionevole”.

Il primo principio è difeso dal ministro degli Esteri Tajani, che non vuole mettere nei guai i cittadini, le esigenze del bilancio invece sono rappresentate dal ministro dell’Economia Giorgetti, che ha paragonato il superbonus al Vajont, rispondendo a chi gli chiedeva se non ci fosse una sua ipotetica responsabilità sui costi del superbonus: “Grazie agli antichi romani, che hanno insegnato al mondo il diritto, ci sono i diritti acquisiti, c’è la Costituzione, c’è  un principio che se uno ha cominciato il lavoro nel 2021 ha diritto di finirlo nel 2023 e presentarlo in fattura nel 2023. Cosa abbastanza banale che dovrebbe essere di facile intellegibilità per chiunque… È evidente che quando noi siamo intervenuti fortunatamente a porre una diga, la valanga era già  partita. Ha presente il Vajont, quando c’è stata la valanga, era partita poi quando è arrivata giù ha prodotto dei disastri. Quando noi siamo arrivati al governo, era l’ottobre 2022 ci hanno avvisato che stava arrivando la valanga e abbiamo fatto quello che si poteva, ma purtroppo era già partita”, ha detto Giorgetti, che però sembra dimenticare un punto: la Lega era al governo anche con Mario Draghi, il quale disse di non essere d’accordo sul provvedimento nato in epoca Conte, ma senza produrre conseguenze significative.

C’è da dire anche che non era certamente facile, per Draghi, opporsi alle volontà dei partiti, a partire dal padre del superbonus, il M5s. E in più chi come Fratelli d’Italia oggi attacca Draghi per non aver fatto abbastanza e per anzi aver permesso la “creazione di una moneta fiscale per inseguire il sogno del Quirinale” dimentica che nel 2021 la stessa Giorgia Meloni, quando non era ancora presidente del Consiglio, difese il superbonus: “Il governo Draghi complica ancora di più il Superbonus e introduce nuovi oneri e spese, estendendoli anche agli altri bonus in campo edilizio. Il Superbonus è uno strumento molto utile per rilanciare l’economia e sostenere un settore in difficoltà, fatto in gran parte da piccole e medie imprese, ma non può essere trasformato in un inferno di norme e burocrazia. Fratelli d’Italia presenterà le sue proposte alla manovra per tentare di porre rimedio a questa situazione e venire incontro alle esigenze di famiglie e imprese. La semplificazione deve essere la strada maestra da percorrere”.

Tre anni dopo, scaricabarile e scontri sul superbonus proseguono. Giuseppe Conte sulla Stampa ha spiegato che il super bonus è responsabilità anche di questo governo. Eppure “lo è di tutti”, osserva l’economista Veronica De Romanis: “Conte però è l’unico leader che ha spiegato che il bonus era gratis. Aveva detto che era un costo per lo Stato ma non per le famiglie”. D’altronde pasti gratis in economia e in finanza non ci sono. Lo sa o lo dovrebbe sapere anche chi pensa che il super bonus non sia una piaga per le casse dello Stato. (Public Policy)

@davidallegranti