TRASPARENZA, AGORÀ DIGITALE: SALVE LE NORME SULLA PUBBLICAZIONE DELLE SPESE

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(Public Policy) – Roma, 22 feb – “Dopo uno scontro durato
settimane, è finalmente pubblico il testo che riordina le
norme in materia di trasparenza in Italia. Storica vittoria
del movimento e di Agorà digitale. Salve le norme sulla
pubblicazione delle spese, evitato il condono per i furbetti
degli Open Data. Ora un vero Freedom of Information Act”.

È il commento di Agorà digitale, associazione impegnata
nella difesa del diritto del web, al decreto sulla
trasparenza dei dati della pubblica amministrazione,
approvato il 15 febbraio dal Consiglio dei ministri.
L’associazione aveva presentato, insieme a Foia.it e Open
Media Coalition, un pacchetto di emendamenti da inserire nel
testo approvato in via provvisoria il 22 gennaio.

“Il Governo Monti – si legge in una nota – ha dovuto
ascoltare e accettare le modifiche chieste dalla dalle
associazioni per la trasparenza salvando così
dall’abrogazione gli obblighi del rivoluzionario articolo 18
del decreto sviluppo, che impone alle Pubbliche
amministrazioni la pubblicazione in formato open di tutti i
dati di spesa”.

“È una vittoria storica – continua – quella consumatasi
attorno al decreto unico di riordino delle norme in materia
di trasparenza, paradossale provvedimento che è stato
presentato il 22 gennaio scorso e sbandierato come Foia
italiano, rivelandosi invece foriero di incredibili rischi
per il quadro dell’amministrazione aperta e degli Open Data
in Italia”.

Agorà nei giorni scorsi aveva definito l’approvazione del
provvedimento un “blitz” del Governo fatto senza
preavviso, e senza averne dato notizia nell’ordine del
giorno del Consiglio dei ministri. “Ma oggi, finalmente –
scrivono – abbiamo la possibilità di riscontrare che la
mobilitazione civica ha sortito i suoi effetti, e il Governo
ha dovuto piegarsi e tornare sui suoi passi”.

GLI EMENDAMENTI
Agorà digitale aveva messo a punto, insieme a Foia.it e
Open Media Coalition, un pacchetto di emendamenti per
scongiurare che venisse abrogato l’articolo 18 del decreto
Sviluppo e non venisse introdotta una proroga sulle
pubblicazioni dei dati, per le Pa inadempienti.

A preoccupare l’associazione c’era anche il parere del Garante
della privacy, che aveva proposto di non indicizzare i dati
della Pa sui motori di ricerca. Una misura che, per Agorà
digitale, avrebbe significato “nascondere in pratica le
informazioni pubblicate sui siti”. (Public Policy)

SOR