BRUXELLES (Policy Europe / Public Policy) – Il successo, la tenuta o il disastro per il settore turistico Ue nell’estate 2020 dipenderà soprattutto dagli accordi bilaterali che riusciranno a concludere tra loro le capitali degli Stati membri. Le speranze del coordinamento auspicato dalla Commissione europea si sono spente mercoledì con la riunione tra i 27 ministri competenti.
Gari Cappelli, ministro del Turismo della Croazia – Paese a cui spetta la presidenza di turno del Consiglio Ue – dopo la riunione ha ammesso: “Pare che gli accordi bilaterali siano la soluzione e questo è pienamente accettato dagli Stati membri”.
Il ministro, riassumendo le conclusioni della riunione, ha spiegato: “Più riusciamo a fare assieme, meglio è”. “Però – ha detto – se c’è la possibilità di concludere accordi bilaterali, in particolare tra quei Paesi in cui la situazione epidemiologica è simile o uguale, dovremmo seguire questa strada anche per arrivare a una rapida ripresa del settore turistico”.
“Siamo tutte persone responsabili e nessuno di noi vuoi prendere rischi non necessari”, ha ribadito Cappelli rispondendo alle domande dei giornalisti. “Tenendo a mente che solo un mese fa eravamo in un completo confinamento – ha aggiunto – ora stiamo cercando di riaprire i confini in una maniera responsabile, concludendo accordi bilaterali e cercando di fare di più in un mese o due”.
A giustificare le disparità di trattamento, ha precisato il rappresentante dell’esecutivo di Zagabria, è “l’unica differenza” tra i Paesi e cioè “la situazione epidemiologica”. Per il resto, “il principio di non discriminazione” rimane la bussola per gli Stati membri. Ma come verrà applicato ai cittadini dei 27 Paesi Ue e alle imprese del settore turistico – che rappresenta il 10% del Pil Ue – rimane un’incognita. (Policy Europe / Public Policy) TML