di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Ci sono temi che più di altri suscitano reazioni istintive, riflessi quasi pavloviani. Il mondo del calcio, per esempio, si nutre di passioni e pregiudizi e ha una sua intrinseca predisposizione alla strumentalizzazione, quasi fosse un candidato naturale alla demagogia. Eppure è ormai una delle industrie del Paese, con giro d’affari miliardario, e avrebbe perciò necessità di essere gestito alla pari di altri comparti. Bisogna capire se la maggioranza, anche con un faticoso esercizio di autocontrollo, sarà in grado di farlo oppure si abbandonerà alla degenerazione populistica. Se così fosse, oltre ad essere un problema per l’industria del pallone potrebbe essere un cattivo segnale verso altri comparti. Senza escludere che il Governo potrebbe andare sotto in commissione.
Andiamo con ordine. Il senatore Claudio Lotito, presidente della Lazio che la leggenda vuole di segreta fede romanista, appariscente non solo per i suoi balli nelle case di riposo e divisivo non solo per le sue citazioni in latino con accento romanesco, è il difensore ufficiale (e arcigno) degli interessi del settore calcio in Parlamento. Aveva presentato un emendamento al dl Aiuti quater che prevedeva la cancellazione della sanzione del 10% per la rateizzazione dei debiti fiscali delle società sportive. Una misura bocciata dal ministero dell’Economia e da quello dello Sport con argomentazioni poco economiche e un filo demagogiche (“in questo momento le famiglie soffrono non possiamo favorire i club”). Ora Lotito ci riprova prevedendo un pagamento degli interessi al 3% e non più del 10%. Per ora ha trovato l’appoggio del capogruppo Pd a Palazzo Madama, Daniele Manca, e ne sta cercando altri per avere un’approvazione trasversale al di fuori del perimetro della maggioranza parlamentare.
Vedremo. Per Lotito circola l’accusa di conflitto di interessi, visto che il suo club è tra i più indebitati da molto tempo (dalla Lazio di Cragnotti), ma ad allargare l’inquadratura emerge una situazione assai difficile per tutto il calcio. Nell’ultimo triennio, complice la pandemia, il sistema ha accumulato perdite per oltre tre miliardi. Tra Irpef, contributi e iva società professionistiche e dilettantistiche hanno accumulato debiti fiscali per oltre 800 milioni (di cui due terzi a carico della Serie A). Ovviamente l’ultimo ed ennesimo scandalo che ha travolto la Juventus accende gli animi dei tifosi, ma se lo si guarda in questa prospettiva assume un minimo di senso, una spiegazione del perché si sarebbero commessi tutta quella serie di illeciti. E cioè provare a stare nel business. Ovviamente è andata male, economicamente e sportivamente.
Ma il punto è che il calcio è un settore ormai rilevante. A Torino, per esempio, il primo soggetto economico non è più la Fiat, ma la Juventus. In generale il fatturato diretto del pallone è di 5 miliardi e l’impatto sul pil di 10,3 miliardi. Genera 112.000 posti di lavoro e dalla Serie A arrivano il 70% dei contributi fiscali del settore sport. In pratica ogni anno i club della massima serie versano 1,5 miliardi che finanziano l’attività olimpica, le Federazioni e il Dipartimento Sport e Salute. Se adesso tornano 400 milioni ai club – che tra l’altro durante la pandemia non hanno ricevuto un euro di ristoro – forse non si tratta di un “favore”. Bisogna capire se questo Governo sarà in grado di andare oltre l’apparenza populistica. Purtroppo sul calcio scatta automatico il riflesso condizionato e così non sempre il trattamento è lo stesso di altri settori.
Per esempio, ci sono campagne contro la contraffazione per proteggere la moda e contro l’italian sounding per proteggere l’agroalimentare. Purtroppo, invece, la pirateria sugli eventi live è sempre sottovalutata. Eppure, secondo i dati Fapav, le violazioni sullo sport in diretta sono in costante e ininterrotta crescita e producono attualmente perdite per circa 267 milioni di euro all’anno: circa il 75% dell’ammontare dello “sconto” che servirebbe ai club per sopravvivere. Facile capire che, senza pirateria, i problemi della Serie A sarebbero di entità assai diversa. Bene dunque che sia stato presentato un emendamento alla legge di Bilancio che prevede una stretta sulla pirateria e che l’Agcom stia lavorando a una modifica del suo Regolamento sul copyright per rendere effettivo il blocco dei siti fuorilegge entro trenta minuti (adesso sono tre giorni, un tempo che sul web è eterno). Tuttavia dopo questo primo passo ne servono altri. Soprattutto, vedremo se anche per settori industriali specifici e delicati questo Governo avrà la capacità di abbandonare i toni da campagna elettorale. Su molti altri temi economici lo ha già fatto. Farlo sul calcio sarebbe un vero e proprio schiaffo alla demagogia. (Public Policy)
@m_pitta